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Prunus laurocerasus L. 1753



famiglia: Rosaceae
sinonimi: Laurocerasus officinalis, Laurus cerasus
nomi comuni: lauroceraso, lauro ceraso




ETIMOLOGIA: il nome generico proviene dal termine latino prunus, col quale veniva chiamata la pianta del prugno, susino selvatico. L'attributo specifico è dato dall'unione dei due sostantivi latini laurus (alloro) e cerasus (ciliegio), per la similitudine della pianta all'alloro ed il suo apparentamento col ciliegio








il lauroceraso è un piccolo alberello o un grande arbusto sempreverde alto fino a 5-7 metri, originario dell'Europa orientale e dell'Asia Minore, coltivato in tutta l’Europa come pianta ornamentale. È stato introdotto in Italia intorno al XVI° secolo ed è una pianta assai utilizzata per formare siepi non solo per la sua bellezza, ma anche perchè molto vigorosa, di rapida crescita e tollerante alle potature. Può essere utilizzato in alternativa come esemplare singolo oppure come cespuglio od alberello. Se le condizioni ambientali sono idonee può naturalizzarsi. Gli uccelli sono ghiotti dei suoi frutti e disseminano la specie negli ambienti vitali naturali. Quando le piante sono tagliate, reagiscono producendo molti rigetti dalle radici. La specie ha una crescita rapida e si trova bene sia al sole sia all’ombra, è molto resistente al freddo e si adatta anche a temperature invernali molto basse. Le giovani piante possono svilupparsi molto bene anche in luoghi ombreggiati. Pur adattandosi a tutti i tipi di terreno, preferisce terreni leggermente acidi (il pH ideale è 6,5), umidi e ricchi di sostanza organica






il fogliame è molto fitto e compatto, con foglie sempreverdi, semplici, alterne, cuoiose e lucide nella pagina superiore, obovato-lanceolate, col margine finemente serrato ed appuntite all'apice, lunghe fino a 20 cm e larghe 6, di colore verde scuro superiormente, più chiare nella pagina inferiore. Il bordo è spesso arrotolato verso il basso





i fiori, profumati, compaiono ad inizio primavera e sono riuniti in numero di 30-40 in racemi eretti alti fino a 15-20 centimetri. Il singolo fiore è largo circa un centimetro, con 5 petali di colore bianco bianco e stami giallastri molto numerosi



ifrutti, riuniti in grappoli penduli, sono drupe ovali di circa un centimetro di diametro, lucide, prima rosse e poi a maturità violaceo-nerastre, contenenti un nocciolo globoso. Gli uccelli ne sono molto ghiotti e contribuiscono alla diffusione naturale della specie


ATTENZIONE: tutta la pianta è tossica, in particolare le radici, le foglie, i frutti ed i semi per la presenza di numerosi glicosidi cianogenici come amigdalina, prunasina, laurocerasina, sambunigrina e isoamigdalina, che a contatto con l'aria danno origine all'acido cianidrico, il veleno delle mandorle amare: infatti stropicciando le foglie si sente un forte odore di mandorla amara. L'intossicazione può avvenire per ingestione e dà sintomi come nausea, vomito, diarrea, agitazione, delirio, vertigini, allucinazioni, fino convulsioni e coma nei casi più gravi. 
In caso di intossicazione non indurre il vomito ma, anche in assenza di sintomi, portare la persona intossicata al più vicino Pronto Soccorso e contattare un centro antiveleni


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