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Chimonanthus praecox (L.) Link. 1822

famiglia Calycanthaceae
sinonimi: Chimonanthus fragrans, Calycanthus fragrans
nome comune: calicanto d'inverno

ETIMOLOGIA: il nome generico è originato dall'unione di due parole greche: cheimon (inverno) e anthos (fiore), in riferimento alla fioritura invernale di questa pianta. L'attributo specifico praecox (precoce) è invece di origine latina ed è riferito alla precocità della comparsa dei fiori


il calicanto d'inverno è un grande arbusto deciduo, alto più di 5 metri e largo oltre tre, originario della Cina e del Giappone ma ampiamente diffuso nei giardini dei climi temperati per la splendida e profumata fioritura invernale. Si tratta di una specie estremamente rustica, che però fiorisce solo qualche anno dopo la messa a dimora.
E' molto facile da coltivare, non richiede particolari cure e non necessita di annaffiature, se non durante periodi di persistente siccità.
Predilige suoli sciolti e tendenzialmente acidi, ma si adatta discretamente a tutti i terreni da giardino purchè privi di ristagno idrico, vegetando meglio in posizioni molto luminose, possibilmente riparate dai freddi venti invernali, che possono determinare un ritardo nella comparsa dei fiori.



la pianta ha un aspetto piuttosto insignificante quando non è in fioritura, presentando una vegetazione intricata, con rami disordinati, sottili ed arcuati e foglie lanceolate, lucide, di colore verde medio, simili a quelle del salice, di dimensioni assai variabili




i fiori, molto profumati, a forma di coppa, larghi 2-3 centimetri, crescono isolati o riuniti in coppie e rappresentano la vera attrattiva di questa pianta in quanto compaiono sui rami privi di foglie in pieno inverno, nei mesi di gennaio e febbraio. I petali esterni hanno colore giallo mentre quelli interni, più corti, sono rossastri.
Terminata la fioritura, se necessario, si può effettuare una leggera potatura, rimuovendo i rami eventualmente danneggiati dal freddo e cimando quelli più alti.
Le foglie iniziano a spuntare durante la fioritura o subito dopo.
I
rami fioriti recisi, per la loro lunga durata, adornano spesso le case in un periodo in cui non è facile trovare fiori spontanei utili a tale scopo.


 i frutti sono capsule ellittiche secche, di forma ovoidale-allungata, pubescenti, contenenti numerosi acheni, che compaiono in primavera-estate

Fortunella margarita (Lowr.) Swing

famiglia: Rutaceae
sinonimo: Citrus margarita
nome comune: mandarino cinese, kumquat ovale

ETIMOLOGIA: il nome generico Fortunella è dato in onore di Robert Fortune (1812-1880), botanico scozzese che raccolse una gran quantità di piante nell'estremo Oriente introducendole alla coltivazione nei giardini europei. L'attributo specifico deriva dal termine latino margarita (perla) in riferimento alla bella forma dei frutti


il mandarino cinese è un arbusto od un piccolo alberello sempreverde, alto fino a 4-5 metri e largo fino a 2-3, originario del Giappone e della Cina meridionale, che si presenta in forma cespugliosa, compatta, con rami fitti, e qualche volta piccole spine. Richiede estati calde ma è molto più resistente rispetto ad altri agrumi ai climi freddi, potendo sopportare temperature che arrivano fino a -10°C. Infatti in Cina, nelle zone d'origine, vive nella stessa zona della pianta del tè, dove il clima non è abbastanza caldo per gli altri agrumi




le foglie sono persistenti, ovato-lanceolate, con l'apice appuntito e la lamina incurvata verso l'alto, lunghe fino a 15 centimetri e larghe fino a 5, di colore verde scuro sulla pagina superiore e più chiare in quella inferiore.



il frutto, chiamato kumquat, è assimilabile ad una miniatura ovale e lunga dell'arancia, lungo 3-4 cm e largo 2-4 cm. A seconda della varietà la buccia si presenta dal giallo al rosso, liscia e ricca di olii essenziali. Il frutto della F. margarita è ovale e ha un aspetto giallastro, mentre quello della F. japonica (specie assai simile) è rotondo con un colore arancio, di qualità organolettica superiore. Il frutto viene prodotto generalmente dal tardo novembre fino a febbraio, ha polpa acidula e si consuma allo stato fresco direttamente con la buccia, oppure può essere impiegato per la produzione di marmellate o di frutta candita. Nelle piante utilizzate a scopo ornamentale i frutti si lasciano sulla pianta per la loro funzione decorativa.

Elaeagnus x ebbingei 'Eleador'

famiglia: Elaeagnaceae
nome comune: eleagno variegato

ETIMOLOGIA: il nome del genere è dato dall'unione dei termini greci eléa (oliva) ed àgnus (agnocasto), per la somiglianza del frutto ad un'oliva e delle foglie all'agnocasto (Vitex agnus-castus).



si tratta di una varietà a foglia variegata piuttosto attraente, apprezzata anche per la rapidità di crescita. È un sempreverde molto rustico e robusto, che garantisce colore al giardino in tutti i periodi dell'anno. Ha un portamento compatto, con dimensioni definitive di circa 2 metri in altezza e larghezza. Gradisce esposizioni soleggiate o poco ombreggiate e si adatta a tutti i tipi di terreno ben drenati



le foglie sono grandi, rossastre appena spuntano, poi assumono una tonalità giallo-dorata molto intensa , con un sottile margine color verde chiaro marezzato

Elaeagnus x ebbingei

famiglia: Elaeagnaceae
nome comune: eleagno

ETIMOLOGIA: il nome del genere è dato dall'unione dei termini greci eléa (oliva) ed àgnus (agnocasto), per la somiglianza del frutto ad un'oliva e delle foglie all'agnocasto (Vitex agnus-castus).



arbusto sempreverde di origine orticola, derivante dall'incrocio tra E. pungens ed E. macrophylla, a crescita rapida, particolarmente resistente alle malattie. Si alza e si allarga fino oltre 5 metri, ma accetta potature molto drastiche, all'inizio della primavera o in estate. Può essere impiegato come esemplare isolato oppure in gruppi, così come in tutti i tipi di siepe, siano esse formali oppure miste. Vive bene in pieno sole e si adatta a tutti i tipi di terreno purchè ben drenati


le foglie sono ellittiche, coriacee, lunghe fino a 10 cm, lucide, di colore verde mare scuro o metallico sulla pagina superiore, argentate in quella inferiore. A fine ottobre-novembre produce in quantità piccoli fiori campanulati, bianco-argento, profumatissimi, seguiti da frutticini ovoidali rossi puntinati, normalmente poco visibili, ma che sotto la pioggia diventano lucenti come fanalini

la specie tipo è meno diffusa e pregiata rispetto ad alcune cultivar come 'Eleador', 'Limelight' e 'Wilt Edge'


Dieffenbachia amoena Hort. ex Gentil

famiglia: Araceae
nome comune: dieffenbachia gigante

ETIMOLOGIA: il nome del genere è dedicato al medico-botanico tedesco J.F. Dieffenbach (1794-1847), curatore dei giardini del palazzo imperiale di Schönbrun a Vienna. L'attributo specifico viene dal termine latino amoenus (bello) 

 


è una pianta erbacea sempreverde originaria delle zone tropicali dell’ America centro-meridionale, in particolare Colombia e Costa Rica. È sicuramente la specie di dieffenbachia più diffusa e coltivata come pianta d'appartamento e può raggiungere notevoli dimensioni (fino a 2 metri d'altezza).
La temperatura invernale minima tollerata si aggira intorno ai 15-18°C. Le annaffiature dovranno essere frequenti in estate (2-3 volte la settimana), ridotte in inverno, anche se non sospese (1 volta la settimana), visto che la pianta cresce ininterrottamente tutto l’anno. Richiede un'elevata umidità relativa (80-90%) per cui è importante nebulizzare regolarmente la pianta per mantenere un buon tasso di umidità intorno alle fronde, possibilmente con acqua piovana priva di calcare. Durante tutto l'inverno va tenuta in un luogo il più possibile luminoso, (però non direttamente esposta ai raggi solari) mentre d'estate può essere portata all'aperto in posizione ombreggiata. preferisce substrati acidi e ben drenati (per prevenire marciumi radicale e del colletto), ricchi di sabbia e di torba, con uno strato di ciottoli sul fondo. Le foglie vanno pulite almeno ogni 15 giorni utilizzando un panno morbido inumidito. Durante l'operazione, sostenere le foglie con una mano per evitare la rottura.  Dalla specie originaria sono state ottenute per selezioni successive molte varietà, tra cui la più diffusa è la 'Tropic'


Il fusto è grosso, erbaceo e succulento e tende ad evidenziarsi via via che la pianta crescendo comincia a perdere le foglie basali.



Ha foglie grandi, oblungo-acuminate, di colore verde scuro, con variegature e macchie irregolari, lungo le nervature laterali, di colore bianco

ATTENZIONE: la pianta è velenosa in tutte le sue parti, per cui è sempre opportuno lavorare con i guanti quando si praticano le cure colturali; bisogna inoltre sistemarla in una posizione inaccessibile ai bambini ed agli eventuali animali domestici.


Calocedrus decurrens (Torr.) Florin 1956

famiglia: Cupressaceae
sinonimo: Libocedrus decurrens Torr.
nome comune: libocedro, cedro della California

ETIMOLOGIA: il nome generico è dato dall'unione del termine greco kalòs (bello) e da quello latino cedrus (cedro, pianta simile al cedro). L'attributo specifico latino decurrens (che scende verso il basso) è riferito alla disposizione del fogliame


è una grande conifera sempreverde, originaria della zone boschive montuose del sud-ovest dell'America settentrionale, dall'Oregon alla Baja California, alta fino a 40 metri, diffusa in Europa dopo il 1850 a scopo ornamentale per il suo bell'effetto estetico e la notevole rusticità.
La chioma ha portamento piramidale-conico molto stretto e slanciato e può essere larga fino ad 8 metri. Nelle zone d'origine quest'albero ha un importante valore commerciale in quanto il suo legno, tenero, aromatico (emana un profumo simile a quello dell'incenso) e facilmente lavorabile, è uno tra i più apprezzati ed utilizzati per la produzione delle matite da disegno; inoltre presenta una buona resistenza al deterioramento e manifesta pertanto una lunga durata: per questo motivo viene impiegato anche per la realizzazione di elementi in legno da esterni.
Come pianta ornamentale è apprezzata, oltre che per la bellezza, anche per la notevole resistenza alla siccità, che la rende adatta a zone con climi caldi e secchi, nelle quali, come avviene per buona parte delle Cupressaceae, risulta essere ulteriormente accentuata la strettezza della chioma. Tuttavia il libocedro cresce meglio in terreni fertili, umidi ma ben drenati, in posizioni soleggiate e riparate dai venti freddi invernali



l'apparato radicale di questa specie raggiunge una discreta profondità e presenta un'ampia estesione laterale.
Il tronco, il cui diametro può raggiungere i tre metri nelle zone d'origine, è massiccio, conico alla base, con le grosse radici che si dipartono ben evidenti. La corteccia è di colore bruno-arancio. Nei rami giovani tende a sfogliarsi in placche allungate longitudinalmente, mentre nel tronco è suddivisa in grosse placche grigiastre, suberose e longitudinali, che lasciano intravedere una colorazione rossastra nelle zone più profonde



i rametti tendono verso l'alto e sono folti e disposti a ventaglio, con foglie squamiformi lunghe dai 2 ai 15 mm, strettamente appressate al rametto, di colore verde intenso, molto aromatiche se stropicciate



la fioritura avviene in gennaio. I fiori sono unisessuali, quelli maschili costituiti da numerosissimi coni ovoidali, piccoli, terminali ai ramuli e di colore dorato, quelli femminili più grandi, generalmente singoli e raggruppati su ramuli vicini, inizialmente di colore verde poi virante verso il brunastro. Da questi ultimi prendono origine strobili ovali formati da squame, con quelle esterne divaricate a maturità


Bellis perennis L. 1753

famiglia: Asteraceae
nome comune: pratolina, margheritina dei prati

ETIMOLOGIA: il nome del genere ha origine dal latino bellus (bello, grazioso); quello specifico perennis (perenne) è riferito alla persistenza della pianta nel periodo invernale


è una specie erbacea perenne alta fino a 15 centimetri, acaule, assai diffusa nei prati e presente allo stato spontaneo in tutta Italia. Nei giardini ornamentali è a volte è considerata infestante dei prati, a causa della sua moltiplicazione molto veloce, il rapido sviluppo ed il comportamento tappezzante. Cresce molto bene nei terreni incolti e nei prati umidi, dal livello del mare fino ai 2000 metri di altitudine

le foglie, allungate o spatolate, sempreverdi, si dipartono direttamente da un breve rizoma a carattere fittonante e sono riunite in rosette basali. La loro superficie è ricoperta da una leggera peluria da giovani, mentre diventano più o meno glabre da adulte.




i fiori sono in realtà dei capolini di 2-3 cm di diametro; i fiori esterni (all'apparenza, petali, ma in realtà fiori modificati) sono di colore bianco, mentre quelli all'interno sono gialli. I fiori si trovano sulla cima di un gambo privo di foglie alto da 2 a 10 centimetri, che si diparte direttamente dalla rosetta basale. I 'petali' esterni si chiudono di notte sul capolino per poi riaprirsi al mattino. La fioritura dura tutto l'anno (da febbraio a dicembre) nelle zone più fresche, mentre in quelle più calde cessa nel peiodo estivo per riprendere al calare delle temperature

USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: un tempo le giovani rosette fogliari venivano aggiunte alle minestre di verdura o alle insalate primaverili. Inoltre i fiori e le foglie di questa specie hanno proprietà diuretiche, depurative, astringenti e diaforetiche

Zantedeschia aethiopica (L.) Spreng. 1826



famiglia: Araceae
sinonimi: Calla aethiopica, Colocasia aethiopica, Richardia africana
nome comune: calla



ETIMOLOGIA: il vecchio nome di calla fu dato da Linneo che lo coniò dal termine greco kalòs (bello). Il nuovo nome generico fu dato da Sprengel nel 1826 in onore di Giovanni Zantedeschi (1773-1846), botanico veronese, autore di opere descrittive della flora del bresciano e del bergamasco. L'attributo specifico aethiopica (dell'Etiopia) si riferisce alla presunta zona d'origine della pianta (ai tempi si denominava indifferentemente come Etiopia tutta la zona a sud dell'Egitto e della Libia)






la calla è una pianta erbacea perenne rizomatosa, delicata, sempreverde o semidecidua, originaria delle zone umide dell'Africa centro-meridionale, alta e larga fino ad un metro. Non resiste a temperature inferiori a +5°C e quindi nelle zone più fredde deve essere coltivata in vaso e riparata in inverno in zona protetta. Nelle zone a clima mite può essere coltivata anche in piena terra, proteggendo la radice con uno strato di paglia in inverno (se ben protetti i rizomi sopravvivono a temperature fino a -8°C).
Predilige posizioni luminose ma riparate dai raggi diretti del sole e vive bene in terreni freschi e fertili, umidi e ricchi di sostanza organica. Durante il periodo vegetativo le annaffiature devono essere abbondanti, possibilmente mantenendo anche i sottovasi pieni d'acqua, mentre dopo la fioritura, quando foglie e fiori cominciano ad ingiallire ed appassire, andranno drasticamente ridotte fino a sospenderle del tutto quando la parte aerea è completamente disseccata.
Un tempo la calla era assai diffusa nei giardini italiani, per la facilità di coltivazione e la bellezza dei fiori. Ultimamente, dopo un periodo di oblìo, la sua coltivazione sta nuovamente prendendo piede, anche per la produzione di fiori da recidere. In certe zone dell'Europa meridionale è sfuggita alla coltivazione e si è ormai naturalizzata
Attualmente è di nuovo molto coltivata, anche industrialmente, soprattutto per essere utilizzata come fiore reciso. Anche le foglie sono spesso utilizzate dai fioristi per le composizioni



la calla è una pianta priva di fusto, con foglie basali che si originano direttamente da un rizoma tozzo ed oblungo, che è un vero e proprio fusto perenne sotterraneo avente funzione di riserva e fornito gi gemme nella sua parte superiore.  Dalle gemme si originano foglie molto grandi (lunghe fino a 50 centimetri e larghe fino a 20), di colore verde più o meno scuro, lucide, astate o sagittate, ovate o cuoriformi, coi margini ondulati, portate da piccioli carnosi lunghi fino a 60-100 centimetri




tra l'inizio della primavera e l'estate compaiono, su fusti eretti privi di foglie, le tipiche infiorescenze che, come in tutte le aracee, sono spatiformi, cioè fornite di una 'spata', una brattea modificata avente funzione vessillifera (che erroneamente viene considerata il fiore), in questo caso bianco-candida ed appariscente, larga fino a 20 centimetri, coi margini revoluti, che avvolge e racchiude al centro uno 'spadice' (l'infiorescenza vera e propria) giallastro e cilindrico, portante i piccolissimi fiori femminili nella parte inferiore e quelli maschili nella parte superiore.
I fiori sono molto durevoli e permangono a lungo sulla pianta
 


ATTENZIONE: tutte le parti della pianta (in particolare le foglie) sono tossiche per l'uomo e per gli animali domestici, in quanto contengono notevoli quantità di rafidi e di ossalati di calcio, che provocano irritazioni alla pelle ed alle mucose per contatto, mentre se ingerite causano sintomi come dolori addominali, vomito e diarrea. Occorre lavarsi molto bene le mani e tutte le parti che entrano a contatto con la pianta, usando liquidi freddi ed emollienti


Yucca filamentosa L. 1753



famiglia: Agavaceae
sinonimi: Yucca concava, Yucca recurvifolia, Yucca smalliana
nome comune: yucca



ETIMOLOGIA: il nome del genere fu mutuato dal nome comune con cui questa pianta veniva chiamata nelle zone d'origine, yuca, riferito da John Gerard (1545-1611) che introdusse questa pianta in Europa e poi adottato da Linneo. L'epiteto specifico ha origine dall'aggettivo latino filamentosum (filamentoso) in riferimento sia alla forma delle foglie, lunghe e strette, sia alla presenza di fibre filamentose tra esse






la yucca è un arbusto sempreverde con fusto succulento, simile ad una palma, originario delle regioni calde degli Stati Uniti, molto longevo ed adattabile. Può raggiungere l'altezza di due metri e la larghezza di un metro. Pianta molto decorativa, resiste assai bene all'aridità del terreno, grazie alla capacità di immagazzinare acqua nelle foglie. Trova impiego nei giardini per la sua forma elegante e per la fioritura spettacolare: nonostante l'aspetto esotico, è assai versatile e resiste egregiamente sia al caldo cocente, sia al gelo feroce. Essendo pianta originaria di zone quasi desertiche, esige posizioni riparate dai venti gelidi e molto soleggiate, oltre a terreno ben drenato e privo di ristagni idrici



questa specie presenta un fusto legnoso e succulento, alto fino a 1,5 metri, nella parte apicale del quale si trova una rosetta di foglie erette, rigide e strette, coriacee, lunghe fino a 50 centimetri, con bordi fibrosi e talvolta sfilacciati, di colore verde-glauco, appressate tra loro  



i fiori, color bianco-crema, penduli, lunghi 5-8 centimetri, sono riuniti in pannocchie apicali erette, lunghe da 50 fino a 150 centimetri e compaiono in giugno-luglio




USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: l'impiego fitoterapico della yucca è tradizionalmente destinato al trattamento di disturbi quali artrite, diatesi artritica, alopecia, capelli deboli, forfora..
I principi attivi della droga, che vengono estratti dalle foglie, sono essenzialmente saponine sferoidali (sarsapogenina, marcogenina, gitogenina, smilagenina, sapogenina, neogitogenina ecc.).
La yucca è una pianta dalla bassa tossicità e, alle dosi terapeutiche consigliate, non vi sono particolari controindicazioni al suo utilizzo, fatta ovviamente eccezione per le ipersensibilità di carattere individuale

Attenzione!!!
Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista


 

Washingtonia filifera (Lindl.) H. Wendl. 1879

famiglia Arecaceae
sinonimi: Brahea filamentosa, Pritchardia filifera
nome comune: palma della California


ETIMOLOGIA: il nome del genere è dato in onore di George Washington (1732-1799), primo presidente degli Stati Uniti d'America. L'attributo specifico filifera è latino e fa riferimento alla tendenza delle foglie a sfibrarsi lungo i bordi in lunghi filamenti biancastri.



è una palma di grande taglia, mediamente alta fino a 10-15 metri (può però raggiungere i 30-35), originaria delle regioni sud-occidentali del Nordamerica, in particolare Arizona, California e Messico settentrionale. Si sviluppa su un fusto allargato alla base e sottile nel corpo, con fronde arcuate a picciolo rigido lungo oltre due metri e di colore verde scuro. È una specie robusta, con un bel fogliame, a rapido sviluppo vegetativo e poco esigente dal punto di vista pedologico, rifuggendo soltanto i terreni soggetti a ristagno idrico. Cresce meglio in ambienti areati e in pieno sole, quindi ben si adatta alle regioni rivierasche. La sua resistenza al vento ed al freddo le permettono comunque di vivere anche in zone di media altitudine. Teme invece le basse temperature, per cui è bene collocarla in zone riparate dal freddo e dal vento. Questa palma è utilizzabile, al pari della Phoenix canariensis, per filari e viali alberati


come la maggior parte delle palme presenta un unico fusto, largo fino a 90-100 centimetri, eretto e piuttosto tozzo, liscio nella parte basale, che conserva a lungo le foglie secche nella parte immediatamente sottostante alla chioma (nella foto queste sono state asportate per migliorare l'estetica della pianta, per cui si vede soltanto la parte del picciolo che rimane attaccata al tronco)


le foglie, disposte in una densa corona apicale, hanno la forma di un ventaglio arrotondato, con 50-70 segmenti nastriformi, uniti fra loro nella parte più bassa della foglia, e fino ai due terzi della loro lunghezza, e sono inserite su un picciolo rigido ed arcuato, allargato alla base e spinoso su entrambi i lati, che può arrivare ad una lunghezza di due metri