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Ginkgo biloba Thunb.

famiglia: Ginkgoaceae
nome comune: ginco

ETIMOLOGIA: il nome del genere proviene da un'errata interpretazione del termine usato in oriente per denominare questa pianta, derivato dall'unione dei due vocaboli cinesi yin (argento) e xing (albicocca), da cui yinxing (albicocca d'argento), in riferimento ai frutti della pianta. L'attributo specifico latino biloba sta ad indicare la forma delle foglie, profondamente suddivise in due lobi da una solcatura centrale.



il ginco è un albero a foglia caduca, alto fino a 30 metri, dalla chioma disordinata e conica, resistentissimo al freddo, alla siccità, all'inquinamento ed alle malattie. Per questo motivo viene utilizzato nei parchi e nei viali di molte città, oltre che per la bellezza delle foglie che somigliano a delle farfalle e che in autunno assumono una colorazione giallo vivo di grande ricchezza ornamentale. La specie è dioica, cioè porta fiori maschili e fiori femminili su piante separate. Le piante femminili fruttificano producendo drupe la cui polpa è molto maleodorante, per cui sarebbe consigliabile coltivare in giardino esclusivamente cloni maschili. La pianta é originaria del Giappone e della Cina, ma in passato, fino a 2 milioni di anni fa, era presente anche in Europa e nell'America settentrionale. Al giorno d'oggi non vive più allo stato spontaneo se non in piccoli nuclei nei boschi della Cina.




Ginkgo biloba è l’unica specie appartenente alla famiglia delle Ginkgoaceae ed è ascritta, come le conifere e le cicadacee, al gruppo tassonomico delle Gimnosperme (piante senza fiori evidenti ed a seme nudo, non protetto dall’ovario).
Un albero di ginco può arrivare fino a 40 metri di altezza, con un diametro della chioma di circa 8 metri. In esemplari centenari il tronco può raggiungere fino a 3 metri di diametro. Pur essendo resistentissima al freddo, questa pianta preferisce posizioni calde ed assolate ed è pianta da zone temperate, prediligendo climi con estati calde e secche ed inverni freddi(resiste fino a –35° C).
Vegeta egregiamente anche in ambienti urbani molto inquinati ed è abbastanza indifferente al tipo di terreno, pur crescendo meglio in suoli acidi, silicei o siliceo-argillosi.
E’ pianta che non tollera assolutamente le potature: le porzioni dei rami tagliati disseccano molto facilmente. È preferibile coltivare gli individui maschili per evitare lo sgradevole odore dei semi, tuttavia il sesso della specie è difficilmente riconoscibile in quanto non presenta caratteri sessuali secondari affidabili.
L’impiego ornamentale di questo bell’albero è quello di essenza adatta per i viali cittadini, grazie alla sua notevole tolleranza alle polveri ed agli agenti inquinanti, ma può benissimo essere piantato come esemplare isolato in giardini di dimensioni medio-grandi, dove cresce abbastanza lentamente e fornisce un’ombra rada che non ostacola lo sviluppo delle piante sottostanti. Splendida è la colorazione delle foglie, in particolare in primavera ed in autunno.


La chioma, piramidale nelle giovani piante ed ovaleggiante negli esemplari più vecchi, è rada ed irregolare, dall’aspetto disordinato. Presenta rami di due tipi: corti microblasti che portano frutti e foglie, riunite in falsi verticilli, e macroblasti, più allungati, che portano foglie alternate. Le grosse branche si inseriscono generalmente ad angolo quasi retto sul tronco.


La corteccia, liscia ed argentea negli esemplari giovani, diventa di colore bruno nelle piante più vecchie, molto corrugata e fessurata longitudinalmente


le foglie, lungamente picciolate, hanno forma di ventaglio ed una consistenza cuoiosa: presentano una suddivisione al centro (da cui il nome biloba) che origina due lobi ben distinti, in particolare nelle piante femminili. Hanno dapprima colore verde tenue, diventando più scure durante l'estate per poi assumere una splendida colorazione giallo-dorata in autunno



La specie è dioica, con strutture fertili, maschili o femminili, separate e presenti in individui diversi, ma sempre prodotte su microblasti, all’ascella delle foglie. Nei giovani esemplari è difficile distinguere le piante maschili da quelli femminili : occorre attendere la prima fioritura, che generalmente non avviene prima dei 40 anni di vita. La fioritura è primaverile.



Nelle strutture fertili maschili i microsporangi sono portati a coppie su microsporofilli, disposti a spirale in strobili penduli caduchi. Gli spermi prodotti al loro interno sono ciliati e mobili, come avviene in molti gruppi meno evoluti (cicadacee, muschi, felci ed alghe) e per potersi spostare hanno bisogno di un ambiente liquido. L’impollinazione è anemofila (favorita dal vento): gli spermi vengono trasportati sulle strutture fertili femminili dove fecondano le oosfere presenti all’interno degli ovuli, portati su peduncoli isolati, che inizialmente sono due, ma si riducono ad uno solo nel corso dello sviluppo.



Le piante femminili, a differenza della maggior parte delle Gimnosperme, non producono coni, ma semi ricoperti da una polpa carnosa. Tra impollinazione e fecondazione intercorrono alcuni mesi.  Gli ovuli si sviluppano indipendentemente dalla fecondazione e i cosiddetti frutti, prodotti in grande abbondanza dalle piante femminili, cadono in ottobre, ricoprendo il terreno circostante della loro polpa maleodorante. I semi hanno un guscio legnoso e contengono al loro interno una specie di mandorla commestibile, molto apprezzata nei paesi dell’Asia orientale, in particolare in Giappone

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