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Acer pseudoplatanus L. 1753



famiglia: Sapindaceae
nomi comuni: acero di monte, acero fico, sicomoro





ETIMOLOGIA: il nome del genere è coniato dal termine latino acer (duro, aspro) per la particolare durezza del legname. L'attributo specifico latino pseudoplatanus (falso platano)  sta ad indicare la somiglianza delle foglie di questa specie a quelle del platano ed una possibile confusione fra le due specie







 l'acero di monte è il più grande acero europeo, alto fino a 40 m di altezza e con il diametro del tronco che può arrivare a 3 m, con portamento espanso e chioma globosa ed ampia, molto longevo, potendo arrivare a 300 anni di età, autoctono dell'Europa centrale ed occidentale. E' diffuso spontaneamente in gran parte dell'Europa, dai Pirenei fino al Caucaso, spingendosi a Nord fino alla Svezia.In Italia lo troviamo, isolato o a piccoli gruppi, in tutte le regioni tranne la Sardegna, dalla pianura alle zone montane (fino a 1800 m) in boschi misti mesofili di caducifoglie (con cerro, farnia, rovere, castagno, carpino bianco, frassino maggiore) oppure con faggio, abete bianco ed abete rosso nelle zone più alte.
Vecchie e grandi piante isolate si possono trovare in prati di montagna o vicino ad antiche costruzioni: maestosa è la pianta che si trova nei pressi del Santuario di Madonna dell'Acero, nell'Appennino bolognese, dall'età stimata di oltre 500 anni.
E' un albero dal legno pregiato, molto utilizzato in selvicoltura anche per la sua rapida crescita e nelle città per l'ombreggiamento di strade e parcheggi e per il bel colore autunnale del fogliame, che assume sfumature dal giallo intenso fino all'arancio. I fiori sono molto graditi dalle api.
Il tronco è dritto, robusto e cilindrico, con una chioma da giovane piramidale, poi con l'età più allargata a ventaglio od arrotondata, strutturata su pochi grossi rami ascendenti. Sopporta l'ombra delle altre piante ed ha un apparato radicale molto solido e profondo. Ha grande capacità di emettere getti dal ceppo qualora venga ceduato ed un ottimo rinnovamento spontaneo, grazie alla ricca produzione di semi, che vengono formati dalla pianta dopo il 20° anno di età.
Si sviluppa meglio su suoli fertili ed umiferi, prediligendo posizioni luminose e fresche, tollerando anche la mezz'ombra. Resiste molto bene all'inquinamento atmosferico, in particolare al fumo ed alle polveri. Ha elevata facoltà pollonifera ed un rapido accrescimento giovanile, che gli permette di colonizzare alte erbe cespugli e rovi, preferisce terreni fertili e profondi anche di matrice calcarea, anche argillosi purché non compatti.
Il legno, color bianco-avorio venato di bruno, è pregiato per la sua compattezza ed omogeneità e viene utilizzato per mobili, parquet, strumenti musicali, manici di attrezzi ed anche come combustibile. 

Questa pianta richiede spazio per potersi sviluppare adeguatamente e non è quindi indicata per i piccoli giardini. Altro inconveniente per i piccoli giardini è la notevole quantità di foglie che perde in autunno, le quali devono essere raccolte.
Rappresenta una buona scelta per parchi o larghi spazi aperti (anche parcheggi) poiché la sua struttura grossolana si armonizza scarsamente con  aree verdi residenziali o commerciali. Data l’elevata resistenza all’inquinamento può essere impiegata anche per viali di strade ad elevata percorrenza. La conformazione della pianta e il modo in cui cresce  rendono necessarie lievi potature per sviluppare una buona struttura del fusto e delle branche.
Le malattie dell’acero di monte sono quelle classiche degli aceri. Il mal bianco non è di solito molto importante ma nelle varietà a foglia rossa anche un leggero attacco è dannoso, perché le macchioline biancastre del fungo deturpano subito il rosso puro delle foglie. Una malattia pericolosa è invece la verticilliosi che dissecca interi rami e talvolta l’intera pianta. Quando ci si accorge di rami iniziano a seccare, anche in piena estate, occorre tagliarli via immediatamente ed allontanarli possibilmente bruciandoli.




le foglie hanno forma simile a quelle del platano, semplici, caduche, opposte, palmate a base cordata e 5 (talvolta 7) lobi con bordi poco acuti, più o meno dentati e seni acuti. Sono lunghe e larghe fino a 20 cm, con un lungo picciolo rossastro, allargato alla base. La lamina è intera, sottile e di consistenza erbacea. La colorazione è verde brillante sulla pagina superiore, più chiara su quella inferiore. In autunno assumono un'intensa colorazione gialla molto suggestiva, che crea macchie di colore nei boschi e nei giardini



la corteccia inizialmente è liscia, di color grigio con sfumature rossastre, poi diventa simile a quella del platano, formando un ritidoma non molto spesso di colore grigiastro che si distacca in placche sottili di forma arrotondata o allungata, che lasciano vedere la parte sottostante di colore rosato




i fiori compaiono poco prima della fogliazione e sono peduncolati, con 5 sepali e 5 petali giallo-verdi, lunghi 4-5 mm con 8 stami inseriti nel margine interno del disco, portati in pannocchie terminali pendule lunghe fino a 15 cm.
Sono ermafroditi, spesso unisessuali e, sulla stessa infiorescenza, si possono trovare tutti e due i tipi, ma generalmente i femminili sono in posizione basale, quelli maschili apicali. L'impollinazione è entomofila.
I frutti sono disamare con ali lunghe 3-4 cm, formanti un angolo di 90°, col guscio rigonfio ed internamente vellutato. Maturano in autunno (settembre-ottobre)


 
USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: come in gran parte degli aceri, la linfa contiene una sostanza zuccherina che una volta era estratta mediante incisioni della corteccia e fatta fermentare per ottenerne un infuso alcoolico. Consumata direttamente ha un sapore dolce e contiene buoni quantitativi di vitamina C: un tempo veniva utilizzata anche come edulcorante o come surrogato dello zucchero


 

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