sinonimi: Styphnolobium japonicum
nome comune: sofora del Giappone
ETIMOLOGIA: il nome generico proviene dal termine arabo sufayrà, col quale erano denominate alcune piante simili alla cassia, a fiori papilionacei. L'attributo specifico rimanda alla provenienza geografica di questa pianta
la sofora è un albero deciduo di medie dimensioni, originario della Cina e propagatosi poi in Corea e Giappone, per certi versi simile alla robinia (dalla quale differisce per l'assenza di spine e per le foglie che sono acuminate all’apice), alto fino a 20 metri e dalla crescita piuttosto lenta. La sofora è stata coltivata in Cina fin dai tempi più remoti, come albero da collocare nei pressi dei templi (da cui il nome inglese di pagoda tree) o vicino alle tombe dei personaggi più illustri.
Specie introdotta in Europa dalla Cina nel 1747, per la prima volta, a Parigi, al Jardin des plantes, dal missionario gesuita e botanico francese Pierre Nicolas Le Chéron d'Incarville, è stata da quel momento diffusa ed utilizzata come pianta ornamentale per il pregevole fogliame, per la bellezza della fioritura e per l’eleganza del portamento eretto, col tronco diritto e la chioma snella, ampia e globosa. In Italia si è naturalizzata in talune zone della Romagna, dove vive allo stato spontaneo nei boschi di latifolie fino ad un'altezza di 500 metri di altitudine.
Predilige posizioni soleggiate, necessitando di molta luce e di un buon ricambio d’aria, per cui è consigliabile una sua messa a dimora come pianta singola. Non teme il freddo intenso invernale, anche se le piante giovani possono subire danni in presenza di gelate prolungate. Cresce meglio in terreni soffici e ben drenati, ricchi di sostanza organica e sopporta agevolmente brevi periodi di siccità. È molto resistente anche i venti, forti e intensi oppure gelidi, oltre ad essere indifferente ai danni causati dall’inquinamento atmosferico e dalla polvere presenti nelle aree urbane
Specie introdotta in Europa dalla Cina nel 1747, per la prima volta, a Parigi, al Jardin des plantes, dal missionario gesuita e botanico francese Pierre Nicolas Le Chéron d'Incarville, è stata da quel momento diffusa ed utilizzata come pianta ornamentale per il pregevole fogliame, per la bellezza della fioritura e per l’eleganza del portamento eretto, col tronco diritto e la chioma snella, ampia e globosa. In Italia si è naturalizzata in talune zone della Romagna, dove vive allo stato spontaneo nei boschi di latifolie fino ad un'altezza di 500 metri di altitudine.
Predilige posizioni soleggiate, necessitando di molta luce e di un buon ricambio d’aria, per cui è consigliabile una sua messa a dimora come pianta singola. Non teme il freddo intenso invernale, anche se le piante giovani possono subire danni in presenza di gelate prolungate. Cresce meglio in terreni soffici e ben drenati, ricchi di sostanza organica e sopporta agevolmente brevi periodi di siccità. È molto resistente anche i venti, forti e intensi oppure gelidi, oltre ad essere indifferente ai danni causati dall’inquinamento atmosferico e dalla polvere presenti nelle aree urbane
il fusto è eretto, contorto e nodoso con l'età, con corteccia rugosa e screpolata, di colore marrone chiaro, e legno molto duro e resistente. I giovani rami sono sinuosi e di colore grigio-verdastro, punteggiati da evidenti lenticelle giallastre
le foglie sono caduche, ad inserzione alterna, composte, imparipennate, con 7-13 foglioline ovate, di 3-5 cm, con lamina ovato-lanceolata, acuminate all'apice ed a margine intero, con le nervature che si prolungano oltre l'apice. La pagina superiore è verde brillante e lucida, mentre quella inferiore è più opaca e di colore tendente al grigio.
In autunno il fogliame assume un caratteristico color oro su entrambi i lati
In autunno il fogliame assume un caratteristico color oro su entrambi i lati
i fiori ermafroditi, papilionacei, profumati, di colore bianco crema, misurano 1-2 centimetri di lunghezza e sono riuniti in infiorescenze pendule a pannocchia, ampie ed erette, lunghe 15-30 cm. La fioritura avviene nei mesi di luglio ed agosto
i frutti sono legumi dapprima turgidi e di colore verdastro, poi a maturità (dicembre) bruni e grinzosi, lunghi 6-10 cm, contenenti 3-7 semi ovoidali, nerastri a maturità, interspaziati da caratteristiche strozzature, che conferiscono al baccello un aspetto moniliforme
USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: dalle gemme della sofora si estrae la rutina, un bioflavonoide presente anche negli agrumi che agisce come antiossidante, rafforzando i capillari in modo da aiutare le persone che soffrono di arteriosclerosi o di ipertensione, intensificando anche l'effetto della vitamina C nel corpo, e favorendo naturali proprietà antivirali, anti-infiammatorie e anti-allergiche
Attenzione!!! Questi non sono consigli medici!!!
Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista
Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista
Nessun commento:
Posta un commento