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Leucojum vernum L. 1753



famiglia: Amaryllidaceae
sinonimi: Leucojum vernum var. biflorum  Erinosma verna
nome comune: campanellino, falso bucaneve




ETIMOLOGIA: il nome generico deriva dall'unione dei termini greci leukós (bianco) e íon (viola, violetta), per i fiori bianchi, talvolta profumati di violetta. L'attributo specifico latino vernum  sta ad indicare il periodo di fioritura primaverile della pianta







il campanellino è una pianta erbacea perenne, bulbosa, rustica e resistente, alta fino a 40 centimetri, originaria dell'Europa meridionale, dai Pirenei fino alla Romania ed alla Russia sud-occidentale, ma naturalizzata ad opera dell'uomo in gran parte delle zone temperate dell'emisfero boreale. In Italia cresce allo stato spontaneo prevalentemente nelle regioni del Nord, ma la si può trovare sporadicamente anche nell'Appennino settentrionale, sulle Alpi Apuane e nelle Marche. Presenta una distribuzione discontinua, a macchia di leopardo (anche se alcune colonie sono molto ricche) e soprattutto con areali in continua contrazione, specialmente nelle aree pianeggianti, dove i siti di crescita sono sotto la continua minaccia legata all'antropizzazione del territorio. Si può facilmente confonderlo col bucaneve (Galanthus nivalis) ma è più alto e robusto, con una fioritura leggermente ritardata e più duratura.
È specie debolmente sciafila, che predilige vivere in luoghi umidi e semi-ombreggiati come i boschi radi di latifoglie, ma possiamo rinvenirla anche in prati umidi o sulle rive di fossi e canali, fino ad un'altitudine di 1500 metri. Il terreno preferito è quello pesante, umido e ricco di sostanza organica.
Le piante di questa specie sono coltivate nei giardini europei da tempo remoto (secondo alcuni scritti già dal XVI° secolo), con l'impiego principale nella formazione di giardini rocciosi, nei muri fioriti, in bordure o macchie sotto alberi ed arbusti. Generalmente la moltiplicazione avviene in autunno, mediante la separazione dei bulbilli e la loro immediata piantagione. I bulbi vanno posti ad una profondità di circa 10 centimetri, distanti altrettanto tra loro



il bulbo ha forma sub-sferica (12-30 millimetri di diametro) ed è avvolto da tuniche di colore biancastro: da esso si sviluppano foglie basali ed amplessicauli, glabre, piatte e nastriformi, dall'apice arrotondato, carnose e lunghe poco meno del fusto e del fiore (la lunghezza è di 10 centimetri e la larghezza da 5 a 12 millimetri). La lamina fogliare, di colore verde scuro e lucida sulla pagina superiore, presenta evidenti nervature disposte parallelamente al suo asse longitudinale




i fiori sono singoli, lunghi e larghi circa 2 centimetri, penduli, campanulati e delicatamente profumati, portati su scapi verdi con la sommità spatiforme ed ingrossata. Come in tutte le bulbose, non hanno un calice ed una corolla distinti tra loro (perianzio composto di sepali e petali) ma un perigonio formato da 6 tepali petaloidei non saldati tra loro, dall'apice ristretto ed arrotondato, disposti in due serie concentriche (3 interni e 3 esterni) a formare una campanella di colore bianco puro con una macchia di colore giallo-verdastro all'apice di ciascun elemento. L'androceo è formato da 6 stami bianchi con antere gialle, più lunghe del filamento, alla cui sommità sono inserite lungo un asse longitudinale. Il gineceo è un pistillo con stilo bianco ingrossato ed a forma di clava, alla cui sommità è inserito uno stigma verdastro. La fioritura è da febbraio ad aprile, secondo l'altitudine e l'esposizione al sole del terreno. Un elemento importante per la precoce fioritura della pianta è la fine dell'innevamento nelle varie aree montane. In genere fioriscono un paio di settimane dopo i bucaneve. Al termine della fioritura si forma un frutto a forma di capsula che ricorda una pera in miniatura


ATTENZIONE: come tutte le amarillidacee, questa pianta è velenosa per ingestione, in quanto contiene nelle radici e nelle foglie, ma soprattutto nei bulbi, alcaloidi tossici come galantamina e lycorina, che possono provocare vomito, capogiri, brividi, ma anche avvelenamenti piuttosto gravi. È da evitare quindi l'uso domestico sia in cucina che come farmacia popolare




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