Pagine

Trifolium pratense L. 1753



famiglia: Fabaceae
sinonimi: Trifolium arvense
nome comune: trifoglio comune, trifoglio rosso




ETIMOLOGIA:  il nome generico proviene dall'unione del prefisso latino tri- (tre) col sostantivo folia (foglia), per le foglie composte tipicamente ternate, cioè formate da tre foglioline. L'attributo specifico latino pratense (dei prati) è riferito all'habitat preferito dalla pianta 







il trifoglio comune è una pianta erbacea perenne originaria dell'Europa, dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale, ormai diffusissima in tutto il mondo come pianta spontanea oppure coltivata come ottima specie foraggera, distribuita prevalentemente nelle ragioni temperate o sub-tropicali, in quanto rifugge condizioni di eccessiva aridità od umidità nel suolo. Anche in Italia cresce spontanea e la si può trovare ovunque, dal livello del mare fino ai 3000 metri d'altitudine, nei prati, lungo i sentieri, nelle radure e nei pascoli di pianura e di montagna. Nei prati ornamentali è generalmente considerata una pianta infestante. È una pianta poco longeva: nei paesi nordici, dove trova condizioni climatiche favorevoli, dura fino a 4 anni, mentre in Italia vive solitamente un paio d’anni e produce solo al secondo anno.
L'altezza della pianta può variare dai 20 agli 80 centimetri. Resiste molto bene alla basse temperature e mal si adatta ai climi caldi e secchi, a causa dell'apparato radicale piuttosto superficiale. Preferisce terreni freschi e fertili, ma vive bene anche in terreni pesanti ed argillosi, indifferentemente dal grado di acidità. Come tutte le leguminose è in grado di migliorare il tasso di fertilità del terreno, in quanto ospita in appositi tubercoli radicali i cosiddetti 'batteri azotofissatori' (Rhizobium leguminosarum), microrganismi simbionti in grado di captare l'azoto atmosferico (inutilizzabile dalle piante) trasformandolo in azoto ammoniacale o sotto forma di nitrati, disponibile quindi per l'assorbimento radicale, incrementando di conseguenza la fertilità del terreno. Infatti com'è noto l'azoto è indispensabile a tutte le piante per la formazione delle proteine, che costituiscono lo scheletro o struttura portante della pianta stessa. Proprio per questo si coltivava il trifoglio per poi praticare il cosiddetto 'sovescio', una pratica agronomica atta ad aumentare il contenuto di sostanza organica e di azoto nel terreno agricolo


la radice del trifoglio comune è costituita da un corto fittone molto ramificato ed abbastanza superficiale, ricco di tubercoli. Da essa si originano steli erbacei leggermente pubescenti, eretti o più o meno prostrati, talvolta rossastri, alti fino ad 80 centimetri. Le foglie, anch'esse delicatamente tomentose, sono alterne e composte, picciolate (1-4 centimetri), tipicamente ternate, con tre foglioline ovaleggianti lunghe 1,5-3 centimetri e larghe 0,8-1,5 centimetri, di colore verde pallido e presentanti una caratteristica macchia bianca a forma di V nella zona centrale della lamina




i fiori papilionacei, piccoli e tubulosi (10-15 mm), sessili, di colore variabile dal rosa al violetto, sono riuniti in dense infiorescenze (80-100 fiori) sferiche, a capolino, che compaiono all'apice degli steli da maggio ad ottobre. Il frutto è un piccolo legume di forma ovale e compressa, coperto o appena sporgente dai resti membranosi del calice, contenente un seme di forma globoso-triangolare, quasi a pera, di colore variabile dal giallo-verde al violetto con la plantula (piantina germinata dall’embrione) molto appariscente. Ogni singolo fiore è profumato e molto ricco di nettare, costituendo una grande attrattiva per gli insetti (solitamente api o bombi), che fungono anche da impollinatori, in quanto i fiori sono autosterili e perciò l’impollinazione non può che essere incrociata. Dal fiore di trifoglio le api producono un ottimo miele



USO ALIMENTARE ED OFFICINALE: l'intera pianta può essere utilizzata anche in cucina per gustose insalate o per insaporire minestre un po’ inusuali. I suoi fiori, in particolare, si possono servire gratinati o nelle misticanze (mescolanze di fiori e insalatine verdi).
Già conosciuto da Greci e Romani per le sue notevoli proprietà medicamentose, il trifoglio viene oggi largamente usato in fitoterapia. Le parti aeree della pianta (da cogliere solo durante la fioritura) contengono infatti, tra le altre sostanze, alcuni isoflavoni (biocanina, daidzeina, genisteina e formononetina), fitormoni simili agli estrogeni validi per rallentare l'invecchiamento di cute e mucose. Tali estrogeni inoltre si sono rivelati efficaci per la cura di disturbi caratteristici delle donne in menopausa, quali vampate di calore, sbalzi di umore e depressione, osteoporosi, malattie cardiovascolari. In anni recenti gli ormoni estratti dal trifoglio hanno trovato impiego contro le disfunzioni erettili e l'ipertrofia prostatica nell'uomo. Sembra addirittura che la genisteina abbia la capacità di inibire la crescita dei tumori,
Viene riportata anche una buona proprietà antiossidante esercitata da altre sostanze (vitamine, polifenoli e flavonoidi) contenute nel trifoglio, che aiutano ad eliminare le tossine sia a livello epatico che intestinale, stimolando le difese immunitarie ed aiutando nei problemi cutanei come eczemi, psoriasi, acne e altre forme di dermatite,.
I fiori invece hanno un effetto espettorante, ripuliscono le vie aere, curano le affezioni polmonari, la laringite, la bronchite, la tosse secca e la pertosse.


Attenzione!! Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista



Nessun commento:

Posta un commento