Robinia pseudoacacia L. 1753

famiglia: Fabaceae
nomi comuni: robinia, falsa acacia



ETIMOLOGIA: il nome generico è stato dato in onore dei due giardinieri francesi Jean e Vespasién Robin, padre e figlio. Il primo, arborista, botanico del Re, curatore del 'Giardino della Facoltà' di medicina, ove si coltivavano le piante medicinali, descrisse questa specie, ne importò i semi dall'America nel 1601, li seminò e fece germogliare le prime piantine; il secondo, che gli succedette, piantò nel 1635 il primo esemplare europeo (tuttora vivente) nel 'Jardin du Roi' a Parigi.
L'attributo specifico sta a significare 'falsa acacia', mentre il termine acacia deriva dal sostantivo greco akis (spina)






la robinia è un albero deciduo originario dell'America del Nord, alto fino a 25 metri, che spesso può presentarsi sotto forma di grande arbusto, importata nel continente europeo all'inizio del XVII° secolo a scopo ornamentale. In Italia questa specie venne impiantata per la prima volta nel 1662 nell'Orto Botanico di Padova.
È una pianta estremamente rustica e robusta, poco attaccata dai parassiti, che può diventare infestante grazie sia alla sua grande capacità di autodisseminazione, sia alla notevole emissione di polloni radicali, che danno origine a nuove piante accanto a quella 'madre'. Nel complesso può essere considerata una specie pioniera, che però (almeno al di fuori del suo areale di vegetazione naturale) presenta una limitata longevità (60-70 anni). Come tutte le leguminose, è in simbiosi radicale con microrganismi azotofissatori e quindi può arricchire il suolo di azoto.
Il massiccio utilizzo effettuato in passato è stato determinato sia dalla rapida crescita sia dalla grande attitudine dimostrata da questa specie, grazie al suo apparato radicale molto sviluppato, nel consolidare terreni riportati, come quelli delle massicciate ferroviarie oppure aree franose o degradate. Inoltre come pianta spinosa si adattava a formare siepi di confine, mentre il fogliame forniva un ottimo foraggio per gli animali domestici ed in particolare per i conigli; le piante adulte fornivano poi un ottimo legname, adatto sia come combustibile sia per la costruzione, in particolare delle ruote dei carri. Ben presto la specie è sfuggita alla coltivazione, insediandosi ovunque nel territorio, tanto che  oggi si tende a ridurne l'impiego in quanto è considerata specie infestante, che tende gradualmente a limitare e soppiantare la flora autoctona, caratterizzata da una crescita più lenta. Attualmente la specie si è ormai ampiamente naturalizzata in tutta Europa, in particolare nelle aree meno fredde e più esposte al sole. Come ornamentale, anche nelle sue diverse varietà, è impiegata per l'estrema rusticità e la resistenza all'atmosfera urbana, essendo praticamente indifferente al tipo substrato ed all'attacco dei parassiti 



la chioma è globosa e la corteccia dei giovani rami presenta una caratteristica reticolatura, mentre nei rami più adulti e nel tronco essa diviene rugosa e fessurata, screpolata e nodosa, assumendo un colore grigio-marrone chiaro. Sia il fusto che i rami sono provvisti di robuste spine



le foglie della robinia sono alterne e picciolate, con 2 stipole alla base, composte, imparipennate, di colore verde intenso sopra e più chiare sotto, lunghe fino a 25 centimetri, costituite da 7-21 piccole foglioline ovali a loro volta munite di picciolo, che divengono dorate prima di cadere, in autunno



i fiori, papilionacei e profumati, di colore bianco-crema, sono riuniti in racemi ascellari penduli, lunghi fino a 15 centimetri e sbocciano da fine aprile a giugno. Sono molto graditi dalle api che, dopo averli visitati, producono un miele abbastanza pregiato (chiamato erroneamente miele d'acacia)



i frutti, come in altre leguminose, sono dei legumi simili a fagioli, schiacciati e leggermente pubescenti, di colore bruno-rossastro a maturità  contenenti al loro interno semi reniformi, duri, bruno-scuri con macchiettatura più scura



USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: i fiori sono commestibili e possono essere impiegati per farne frittelle, marmellate o liquori. Presentano proprietà antispastiche, aromatiche, diuretiche, emollienti e lassative. I semi, ricchi di proteine ed altre sostanze nutritive, sono stati impiegati, previa tostatura, per l'alimentazione umana in periodi di carestia o carenza di altri alimenti. Tutte le altre parti della pianta sono da considerarsi tossiche per l'uomo per la presenza di alcuni alcaloidi, anche se un tempo venivano utilizzate la corteccia come lassativo e tonico e le foglie come emetico e per il corretto funzionamneto del fegato.
Dai fiori può essere estratto un olio essenziale da impiegarsi nell'industria cosmetica 

Attenzione!! Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista



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