Olea europaea ssp. sativa L. 1753

famiglia: Oleaceae
nome comune: olivo, ulivo

ETIMOLOGIA: il nome generico è quello con cui gli antichi latini denominavano questa pianta, a sua volta derivato dal celtico olew od eol. L'attributo specifico indica la provenienza della specie dall'Europa




l'olivo è un albero sempreverde tipicamente mediterraneo, originario del Medio Oriente, in una zona compresa tra il Caucaso, l'Altopiano Iraniano, le coste Siriane e quelle Palestinesi, che ha poi esteso nel corso dei secoli il proprio areale di diffusione in seguito alla coltivazione che il genere umano ne ha fatto fin dall'antichità, per ricavarne prodotti come olive ed olio. Si può affermare che la coltura dell'olivo ha da sempre rappresentato un grosso perno per l'economia di tutti i popoli mediterranei. Pare che in Italia sia stato introdotto dagli antichi greci, coltivato dapprima nelle regioni meridionali (Magna Grecia), per arrivare nel tempo a Nord fino alla Liguria ed alla zona dei grandi laghi prealpini, in particolare il lago di Garda.
La specie oggi tipicamente coltivata (denominata O. europaea spp. sativa) proviene con molta probabilità da una selezione effettuata anticamente in Siria su piante selvatiche di olivastro (O. europaea ssp. oleaster).
È una specie dalla longevità ultrasecolare, tipicamente eliofila e termofila, con caratteri di xerofilia molto spiccati. Soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: infatti la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di -3-4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di -7 °C, mentre gelate più forti possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.
Predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati, ma vegeta bene anche su quelli grossolani o poco profondi, ricchi di scheletro e con rocce affioranti. Tollera bene anche i terreni salini e quelli calcarei, soffrendo invece nei terreni pesanti, soggetti al ristagno idrico.
La resistenza alla siccità è elevatissima, ma quando questa si prolunga troppo la pianta reagisce con la cessazione della crescita dei germogli e la riduzione della superficie traspirante tramite una parziale perdita delle foglie, unitamente alla chiusura degli stomi nelle foglie rimanenti ed al riassorbimento dei liquidi contenuti nei frutti in maturazione. Segni di ripresa dell'attività vegetativa si manifestano solo all'arrivo di precipitazioni meteoriche, ma in questo caso la produzione risulta alquanto compromessa


l'apparato radicale dell'olivo è piuttosto esteso e molto superficiale, costituito principalmente da radici avventizie che si espandono lateralmente e superficialmente. Nelle piante adulte la zona del colletto (il punto di intersezione tra il fusto e la radice) risulta ingrossata ed ampia (prende il nome di 'ceppaia' o di 'ciocco') ed è caratterizzata dalla presenza di formazioni più o meno sferiche, chiamate 'ovoli', dalle quali facilmente si sviluppano dei germogli ('polloni'). Se la base di un pollone viene interrata, questa radica con facilità, dando luogo al 'pollone radicato'.
Il tronco, di colore grigio-verde e liscio fino al decimo anno circa, diviene poi nodoso, scabro con solchi profondi e contorto, assumendo un colore scuro. È  più o meno lungo a seconda della forma di allevamento scelta e nelle piante ultrasecolari può raggiungere dimensioni ragguardevoli, sia in altezza che in larghezza. Il legno dell'olivo è molto duro e pesante, alquanto ricercato per lavoro di intarsio, tornio ed ebanisteria





le foglie, prodotte in continuazione dalla primavera all'autunno, sono semplici, persistenti, opposte, brevemente picciolate, lanceolate, lunghe in media 5-8 centimetri, coriacee, di colore grigio-verde nella pagina superiore, mentre sono bianco-argentee nella pagina inferiore per la presenza di minuscoli peli squamiformi che le proteggono da un'eccessiva traspirazione. Il margine è intero, a volte revoluto. Hanno una durata media di circa 2 anni. All'ascella di ogni foglia troviamo una gemma che potrà formare un'infiorescenza (se è una gemma a fiore) oppure un nuovo germoglio (se è una gemma a legno). Le gemme a legno rimangono vitali per molti anni, anche quando il ramo si è ingrossato e lignificato, potendo risvegliarsi in seguito a grossi traumi come rotture dei rami o drastiche potature


 


 i fiori dell'olivo sono riuniti in infiorescenze a pannocchia, pendule, che si originano dalle gemme a fiore situate all'ascella delle foglie dei rami di un anno. Quando i singoli fiorellini sono ancora in boccio le infiorescenze vengono chiamate 'mignole' e la fase fenologica in cui si trova la pianta è chiamata 'mignolatura'. Alla mignolatura segue la 'fioritura' vera e propria, che avviene, aseconda delle condizioni climatiche, da fine aprile a giugno.
I singoli fiori sono molto piccoli (3-5 millimetri) ed ermafroditi, presentando contemporaneamente organi maschili (2 stami) e femminili (1 pistillo); la corolla è costituita da 4 petali biancastri saldati alla base. Nonostante l'ermafroditismo dei fiori, gran parte delle varietà coltivate è autosterile, per cui la fecondazione, che è anemogama, avviene solo in presenza di esemplari di varietà diversa, anche se non troppo vicini. In genere il 5% dei fiori darà origine ad un frutto

 



i frutti dell'olivo sono le 'olive', drupe ovoidali che hanno un peso variabile dai 2 ai 20 grammi. Quando sono acerbe il colore è verde, poi con la maturazione questo cambia fino al giallo, al viola ed al nero-violaceo (il fenomeno è definito come 'invaiatura'). Contemporaneamente all'invaiatura avviene il processo di maturazione ('inoliazione'), durante il quale diminuisce nella polpa il contenuto in acqua, zuccheri ed acidi, mentre aumenta quello in olio.
Esistono centinaia di varietà (cultivar) di olive, da olio, da mensa e a duplice attitudine, che
hanno forma e dimensioni differenti e sono caratterizzate da un diverso rapporto tra nocciolo e polpa e quindi da un contenuto medio di olio variabile dal 18 al 27%; la loro produttività dipende da moltissimi fattori, sia climatici che agronomici


USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: l'olio di oliva è costituito da una mescolanza di lipidi diversi, formati chimicamente dall'unione della glicerina con i cosiddetti acidi grassi: fra questi l'acido oleico (che raggiunge l'80%) è il più importante, seguito dagli acidi linoleico, palmitico, stearico ed altri. Questo insieme agisce sull'organismo con effetti antitossici, lassativi, emollienti, colagoghi, anticolesterolici. Le foglie dell'olivo invece contengono il glucoside oleouropeina (fino all'1%) e inoltre tannino, zuccheri e altre sostanze. Hanno attività febbrifughe ed ipotensive e sono uno dei rimedi vegetali più efficaci contro l'ipertensione. Se ne raccomanda molto l'uso anche in caso di arteriosclerosi

Attenzione!!  Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista



Nicotiana alata Link & Otto

famiglia: Solanaceae
sinonimo: Nicotiana affinis
nome comune: tabacco da fiore


ETIMOLOGIA: il nome generico è stato dato da Linneo in onore di Jean Nicot de Villemain (1530-1600), console francese a Lisbona, che introdusse nel 1560, per la prima volta, semi della pianta del tabacco, ritenuto un farmaco, prima in Portogallo e poi in Francia 



il tabacco da fiore è una pianta erbacea perenne, semirustica (non sopporta temperature inferiori ai +5°C), alta fino a 100-120 centimetri, originaria delle zone calde dell'America meridionale, che viene generalmente coltivata come annuale nelle zone a clima invernale freddo. Se opportunamente riparate le piante riescono però a superare l'inverno anche in queste zone. In ogni caso le piantine si autodisseminano producendo una grande quantità di semente, per cui, anche se muoiono, nello stesso luogo ricompaiono l'anno successivo nuove piantine.
 I rami sono eretti e si dipartono da una rosetta basale di foglie rotondeggianti o cuoriformi, lunghe 10-25 centimetri, appiccicose o viscose come tutte le altre parti della pianta.
Si coltiva in terreni fertili e ben drenati, in posizione soleggiata o parzialmente ombreggiata, riparata dai venti. Nelle zone molto ventose le varietà più alte hanno bisogno di un sostegno. nei periodi caldi ha bisogno di discreti quantitativi d'acqua, evitando però di creare ristagni idrici. Può essere coltivata anche in vasi e fioriere, vicino a casa, dove il delicato profumo dei fiori che si sviluppa nelle ore serali e notturne possa essere pienamente apprezzato.
Complessivamente può essere considerata una pianta molto appariscente ed assai facile da coltivare. Vi sono in commercio numerose varietà con fiori dal colore variabile in un range che va dal bianco al verdastro, fino al rosa ed al rosso brillante



i fiori sono infundibuliformi (ad imbuto), lunghi fino ad 8 centimetri, con la parte inferiore dei sepali saldata a formare un tubo molto profondo, di colore verdastro, mentre la parte superiore si apre a formare una stella a 5 punte più vivacemente colorata. Sono riuniti in radi racemi e compaiono da giugno a settembre, emanando un profumo molto delicato, specialmente la notte. Per prolungare la fioritura è opportuno eliminare i fiori man mano che sfioriscono


USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: tutte le parti della pianta sono da considerarsi velenose per ingestione, anche se in erboristeria si sfruttano alcune qualità delle sostanze in esse contenute per curare stati di dipendenza da tabagismo o per poter aiutare a gestire situazioni emozionali stressanti o il desiderio di stimolare le proprie energie in presenza di stress psichico.

ATTENZIONE!!!  i farmaci vanno assolutamente assunti sotto stretto controllo del medico o dell'erborista 

Magnolia grandiflora 'Little Gem'



famiglia: Magnoliaceae
nomi comuni: magnolia little gem



ETIMOLOGIA: il nome generico è stato coniato da Linneo in onore di Pierre Magnol (1638-1715), botanico e medico francese, direttore dell'orto botanico di Montpellier ed autore di diverse opere sulle piante, uno tra gli innovatori dello schema di classificazione botanica attualmente in uso. L'attributo specifico latino grandiflora (a fiori grandi) è riferito alle particolare dimensioni dei fiori in questa specie. Il termine varietale inglese 'Little Gem' significa letteralmente 'piccola gemma'  






questa cultivar, selezionata in un vivaio del North Carolina, ha dimensioni più ridotte rispetto alla specie tipo, dimostrandosi anche più esigente rispetto alle temperature, quindi adatta ad essere coltivata nei climi meno freddi. La crescita è lenta ed il portamento è piramidale-colonnare, con dimensioni definitive che sono di circa 4 metri di altezza e 1,2 di larghezza.
Nei climi caldi la fioritura è abbondante e prolungata anche negli esemplari giovani, con fiori a coppa di dimensioni inferiori a quelli della specie tipo; durano solo un paio di giorni, ma sono subito sostituiti da altri che sbocciano in continuazione e la fioritura si protrae ininterrotta da luglio/agosto sino ai geli. I frutti, di colore rosato, compaiono ad inizio autunno. È comunque consigliabile rimuovere i fiori sfioriti per stimolare la formazione di nuove gemme.
Le foglie sono ellittiche, lucide, di colore ramato nella pagina inferiore, anch'esse di grandezza ridotta, lunghe fino a 12 centimetri e larghe fino a 5.
Ottima per piccoli giardini e terrazzi, questa cultivar gradisce posizioni soleggiate e non tollera temperature inferiori ai -5°C. Esige terreni freschi e fertili, ben concimati, non calcarei. Non si deve potare, basta limitarsi a tenere la pianta in forma e fare una rimonda dei rami secchi o danneggiati. Rispetto alla specie tipo, viste le dimensioni più contenute, si presta molto bene anche alla coltivazione in vasi o fioriere


Magnolia grandiflora L. 1753



famiglia: Magnoliaceae
nomi comuni: magnolia, magnolia sempreverde


ETIMOLOGIA: il nome generico è stato coniato da Linneo in onore di Pierre Magnol (1638-1715), botanico e medico francese, direttore dell'orto botanico di Montpellier ed autore di diverse opere sulle piante, uno tra gli innovatori dello schema di classificazione botanica attualmente in uso. L'attributo specifico latino grandiflora (a fiori grandi) è riferito alle particolare dimensioni dei fiori in questa specie





 la magnolia è un grande albero sempreverde alto fino a 25-30 metri originario delle zone sud-orientali degli Stati Uniti, dalla Virginia a sud fino alla Florida ed al Golfo del Messico, arrivando ad ovest fino al Texas ed all'Oklahoma, dove vive lungo le sponde dei fiumi o nei luoghi umidi delle pianure costiere. Questa specie fu introdotta in Europa all'inizio del XVII° secolo e piantata a scopo ornamentale a partire dal 1837: da allora si è ampiamente diffusa in parchi e giardini, tanto da diventare una delle piante più presenti ed impiegate. Nei nostri climi ha quasi sempre una crescita più ridotta rispetto alle zone d'origine, superando raramente i 15 metri d'altezza, se non in esemplari molto vecchi.
È un albero longevo, dalla crescita molto lenta, che difficilmente riesce a fiorire prima di aver raggiunto i 20 anni d'età. Predilige posizioni soleggiate o semi-ombreggiate (consigliabili nelle zone a clima molto caldo) e terreni profondi, freschi e ben drenati, ricchi di sostanza organica e tendenzialmente acidi; nei terreni calcarei e molto argillosi la vegetazione è assai più stentata. Le giovani piante vanno annaffiate abbondantemente, senza creare ristagni idrici e lasciando asciugare il terriccio tra un'irrigazione e l'altra.
In generale la magnolia ama un clima estivo umido e piovoso, ma resiste bene sia al caldo afoso sia al gelo, se questo se non è protratto per troppo tempo: infatti pur essendo una pianta molto rustica può talvolta essere danneggiata dalle gelate tardive, che ne compromettono la fioritura. Non è soggetta agli attacchi dei parassiti e non teme in alcun modo l'inquinamento dell'aria, risultando quindi assai adatta a vivere nelle grandi città. Ha dato origine ad oltre cento cultivar selezionate dai vivaisti e coltivate a scopo ornamentale


la magnolia ha una chioma densa e tendenzialmente piramidale, con un tronco robusto, quasi sempre ramificato fin dalla base. La corteccia è liscia e bruna nelle giovani piante, mentre col tempo tende a fessurarsi longitudinalmente in placche suberose




le gemme ed i piccoli rami appena formatisi sono pubescenti, diventando glabri in breve tempo. Le foglie sono semplici, alterne, ellittiche, brevemente picciolate, lunghe fino a 20 centimetri, con margine liscio leggermente revoluto (rivolto verso il basso), apice acuminato e lamina coriacea, rigida e cuoiosa, di colore verde scuro lucente sulla pagina superiore, mentre la pagina inferiore è leggermente tomentosa, opaca alla vista, di colore bronzeo o rugginoso, in particolare nelle foglie giovani. Hanno una durata di circa 2 anni, dopodiché cadono e si rinnovano





i fiori, deliziosamente profumati, dalla forma di coppa, compaiono da maggio fino a settembre. Sono ermafroditi, di colore bianco-crema e sbocciano solitari all'apice dei rametti prodotti nell'anno, raggiungendo i 20 centimetri di larghezza: la loro durata è piuttosto breve, ma i fiori appassiti vengono continuamente sostituiti da altri continuamente formati dalle gemme apicali, cosicchè la fioritura è assai prolungata nel tempo




i frutti sono acheni riuniti in infruttescenze simili a pigne, erette ed alte fino a 10-12 centimetri, molto persistenti, che dapprima sono chiare e verdastre, poi con la maturazione assumono una colorazione rosso-bruna: a maturità ogni singolo achenio si apre e lascia fuoriuscire e cadere a terra dei semi color rosso corallo, lucidi e carnosi


Lithodora diffusa 'Heavenly Blue'

famiglia: Boraginaceae
sinonimi: Lithospermum diffusum, Lithospermum prostratum
nomi comuni: litodora, migialsole maggiore

ETIMOLOGIA: il nome generico deriva dall'unione del termine greco líthos (sasso) ed il verbo latino odora (profumare), per l'attitudine a produure fiori profumati tra le rocce. L'attributo specifico latino diffusa  sta ad indicare il portamento prostrato della pianta





il migialsole maggiore è una pianta erbacea o suffruticosa perenne rustica, sempreverde, a portamento tappezzante, alta fino a 30 centimetri e larga fino a 60, originaria di Europa sud- occidentale, Marocco ed Algeria. È pianta adatta al giardino roccioso, dove forma una grande cascata di colore tra le pietre, ma può essere posta anche nei primi piani delle bordure erbacee oppure in vasi e contenitori, dove col tempo occupa tutto il terreno che trova a disposizione. La specie tipo non è coltivata, ma si trovano in commercio 2 varietà molto belle, che differiscono tra loro essenzialmente per il colore dei fiori. La varietà descritta ha fiori colore blu genziana. Esige posizioni soleggiate o parzialmente ombreggiate (preferibilmente nel pomeriggio) e terreni sciolti, fertili e freschi, umidi ma ben drenati, ricchi di sostanza organica, tendenzialmente acidi, per cui è consigliabile miscelare del terriccio per acidofile al terreno di messa a dimora, che prolungherà di molto la fioritura ed  intensificherà il già splendido colore blu dei fiori. Non tollera i ristagni idrici, per cui va bagnata con moderazione. In primavera, prima della fioritura, è opportuna una concimazione con prodotti liquidi ricchi di fosforo e potassio. Raramente i parassiti attaccano questa pianta


 i fusti sono decombenti e pubescenti, con foglie piccole, lunghe e strette, ad apice appuntito, anch'esse pubescenti e lanuginose, con nervatura centrale molto evidente


  
i fiori sono imbutiformi, larghi 10-12 millimetri, portati in infiorescenze terminali. La zona in cui i petali sono saldati ha colore rossastro, mentre la parte distale, a 5 lobi, è di colore blu-azzurro molto intenso. La fioritura avviene dalla tarda primavera e prosegue fino all'inizio dell'autunno

Jatropha multifida L. 1753

famiglia: Euphorbiaceae
sinonimo: Adenoropium multifidum
nome comune: pianta corallo

ETIMOLOGIA: il nome generico deriva dall'unione dei due termini greci iatría (medicina) e trofé (alimento), per le radici di alcune specie, ricche di fecola. L'attributo specifico latino multifida (divisa molte volte) sta ad indicare la fine suddivisione delle foglie di questa specie, laciniate lungo le nervature



la pianta corallo è una specie arbustiva caudiciforme e succulenta, originaria delle zone tropicali subtropicali centroamericane (in particolare il Guatemala), coltivata alle nostre latitudini come pianta da serra o da appartamento. In natura può svilupparsi fino ad un'altezza di 3 metri, ma in vaso rimane generalmente sui 50-60 centimetri, superando raramente il metro. Predilige terreni sciolti, freschi, profondi e ben drenati. Per riuscire a fiorire necessita di almeno 2-3 ore giornaliere di insolazione diretta, ma può sopravvivere anche in esposizioni semi-ombreggiate. In ogni caso la temperatura minima non deve scendere al di sotto dei 15°C, per cui in Italia può essere coltivata all'aperto solo nelle zone costiere delle regioni meridionali, riparata dai venti freddi nella stagione invernale. Le annaffiature dovranno essere regolari durante la stagione vegetativa, con concimazioni a cadenza quindicinale con concimi liquidi, evitando accuratamente i ristagni idrici, che causerebbero marciumi radicali e del colletto



la pianta ha un singolo tronco, semilegnoso e succulento, con la corteccia color marrone chiaro striata di verde, che col tempo tende ad allargarsi alla base e formare un 'caudice', il fusto a forma di bottiglia tipico di alcune piante tropicali ed avente funzione di serbatoio per l'immagazzinamento dell'acqua. Nella parte apicale del fusto si forma un discreto numero di ramificazioni, a creare una chioma abbastanza ampia. Le foglie, alterne e portate da piccioli lunghi e flessibili, arcuati, sono molto grandi, larghe oltre 30 centimetri, palmate, di colore verde scuro sopra e molto più chiare sotto, con 7-11 lobi profondamente incisi, a loro volta finemente dissetti in segmenti lungo le nervature di colore più chiaro



i fiori, che in condizioni ottimali di crescita possono comparire in qualunque periodo dell'anno, sono riuniti in infiorescenze ombrelliformi portate da lunghi peduncoli che le ergono al di sopra del fogliame. I singoli fiorellini, piccoli, di colore rosso corallo-arancio, hanno petali carnosi e stami giallastri


sulle infiorescenze possono formarsi frutti verdastri e coriacei, che portano al loro interno alcuni semi di colore bruno scuro

ATTENZIONE!!!! tutte le parti della pianta, ma in particolare i semi, sono tossiche per ingestione, provocando sintomi come depressione del sistema nervoso, disidratazione ed alterazione del ritmo cardiaco in conseguenza di gastro-enteriti di tipo emorragico


Impatiens walleriana Hook. f. 1868

famiglia: Balsaminaceae
sinonimi: Impatiens holstii, Impatiens sultani
nomi comuni: fiore di vetro, balsamina, carolina, lisetta

ETIMOLOGIA: il nome generico è mutuato dal termine latino impatiens (impaziente) per l'apertura a scatto dei frutti a capsula, che sparano lontani i semi. L'attributo specifico è stato dato in memoria di Horace Waller (1833-1896), un missionario britannico





la balsamina è una pianta erbacea perenne, semisucculenta, originatasi nelle forme oggi presenti nei vivai dalla progressiva ibridazione e selezione delle due specie originarie oggi citate come sinonimo. La specie tipo è originaria dell'Africa orientale, dal Kenya al Mozambico, dove cresce nelle foreste costiere e lungo le rive dei fiumi in zone umide ed ombrose, fino a raggiungere un'altezza di 30-80 centimetri. Dalla specie tipo sono stati creati molti ibridi, che, oltre a presentare diverse colorazioni dei fiori (bianco, arancione, rosa, rosso, lavanda, viola, ed anche bicolori, bianco e rosso), possono essere anche di taglia più ridotta. Non resiste alle temperature inferiori ai 12-13°C e quindi, pur essendo perenni, le piante di questa specie sono spesso trattate come annuali nelle zone dove le temperature invernali non permettono la sua sopravvivenza. Gradisce posizioni luminose ma semi-ombreggiate (il sole diretto ne causa il rapido appassimento) e terreni fertili, ricchi di sostanza organica, umidi ma ben drenati. Nelle zone fredde le giovani piantine vanno messe a dimora non prima di metà aprile, per evitare l'azione negativa delle gelate tardive. Le piantine necessitano di annaffiature frequenti e regolari, anche quotidiane durante le settimane più calde e siccitose di luglio ed agosto; durante la stagione vegetativa è bene anche somministrare, a cadenza settimanale, del concime liquido per piante da fiore, ricco di fosforo e potassio. Può essere propagata per seme o per talea, sebbene si sia ormai diffusa l'abitudine di acquistare piantine già pronte ad inizio stagione.
Nel complesso è una pianta di facilissima coltivazione, dalla crescita veloce, poco soggetta all'attacco dei parassiti, che offre un'ottima resa in giardino o nei vasi del terrazzo


i fusti sono decombenti, più o meno ramificati, traslucidi e succulenti, carnosi, talvolta rossastri: su di essi si inseriscono lunghi piccioli portanti foglie ad inserzione alterna (sebbene verso la parte superiore della pianta possano sembrare opposte), di colore verde chiaro, talvolta con riflessi bronzei, lunghe 3-12 centimetri e larghe 2-5, di forma ellittica, con margine seghettato ed apice acuminato. È caratteristica, spesso, la presenza di una goccia di secrezione vischiosa e lucida, che si forma alla base del picciolo






i fiori della specie tipo sono scarlatti, appiattiti, larghi 2-4 centimetri, con 5 petali, e sbocciano all'ascella delle foglie da giugno fino al sopraggiungere dei primi freddi. esistono in commercio numerosissime varietà che si distinguono, oltre che per la taglia, per forma e colore dei fiori. Ai fiori seguono piccole capsule semilegnose, colme di semi semi piriformi, lunghi poco meno di 2 millimetri, che possono essere raccolti e seminati già in febbraio in semenzaio protetto, oppure in maggio direttamente a dimora, ricordando che queste piante sono frutto di numerose ibridazioni, per cui le piante che otterremo da seme potrebbero essere molto diverse dalle piante originarie