Sambucus nigra L. 1753

famiglia: Caprifoliaceae
nome comune: sambuco, sambuco nero

ETIMOLOGIA: il nome del genere deriva da sambucus, termine col quale gli antichi latini denominavano questa pianta, a sua volta coniato dal greco sambychè, antico strumento a corde simile all'arpa e costruito utilizzandone il legno. L'attributo specifico latino nigra sta ad indicare il colore nero dei frutti




il sambuco è un grosso arbusto od un piccolo alberello deciduo alto fino a 6 metri, spontaneo nell'Europa centro-meridionale, fino al Caucaso, ai confini occidentali della Siria e settentrionali dell'Iraq e presente allo stato selvatico in tutte le regioni d'Italia, dove è diffuso allo stato spontaneo in ambienti ruderali, lungo i fossi, ai lati delle strade e delle scarpate ferroviarie, nei luoghi umidi e lungo i corsi d'acqua.
Il fusto è generalmente poco allungato, con rami e corteccia verdastri e dalla superficie cosparsa di lenticelle in età giovanile, poi di colore grigio-brunastro e con la superficie corrugata, la cui consistenza ricorda quella del sughero. All'interno dei rami vi è un midollo molto ampio, di consistenza spugnosa e colore biancastro. Specie a spiccata attività pollonifera, è tra le prime a colonizzare terreni dismessi e ruderi anche a ridosso di muri e tra le macerie, dove si espande rapidamente. Per queste sue caratteristiche viene spesso utilizzata per rinaturalizzare e consolidare terreni poveri, degradati ed instabili



le foglie sono composte, imparipennate con 5-7 foglioline, opposte, picciolate, con presenza di stipole di dimensioni molto ridotte. Ciascuna fogliolina ha lamina ovale-ellittica,  di colore verde-carico nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore, con l'apice acuminato ed margine regolarmente seghettato, almeno nella porzione apicale



i fiori sono molto piccoli ed hanno calice verde e gamosepalo, mentre la corolla è gamopetala, di colore da bianco-panna a giallastro, con 5 lobi. L'androceo è composto da 5 stami liberi, filamenti biancastri e antere gialle. Sono riuniti in grandi ed appariscenti corimbi apicali larghi 10-15 centimetri che compaiono in maggio-giugno



dai corimbi fiorali si sviluppano le infruttescenze, pendule per il peso dei numerosissimi frutticini. I singoli frutti sono drupe di forma sferica, del diametro di circa 3-5 millimetri, verdi quando sono immaturi, poi rossastri e quindi neri e lucidi a maturità. La loro polpa, succosa ed agrodolce, è suddivisa generalmente in tre logge contenenti un solo seme ciascuna

USO ALIMENTARE OD OFFICINALE: i frutti freschi sono poco gradevoli, ma cuocendoli si possono ottenere conserve, marmellate e persino un vinello frizzante. Coi fiori si può preparare, con aggiunta di acqua, zucchero e limone, una bibita rinfrescante per le calde giornate estive. Possono essere essiccati ed utilizzati per preparare una bevanda simile al te oppure impiegati freschi per la preparazione di frittelle dolci o salate.
Il sambuco è stato da sempre sfruttato dall'uomo anche per un uso cosmetico o farmacologico. La corteccia contiene sostanze dalla proprietà emollienti (in pomata) oppure purgative e lassative (assunte per via orale). Anche le foglie, che possono essere usate fresche o secche, hanno proprietà purgative, diuretiche, espettoranti ed emostatiche. Anche da esse si può ricavare un unguento emolliente. I fiori essiccati hanno proprietà diuretiche, diaforetiche ( favoriscono la sudorazione ), espettoranti e stimolano la montata lattea nelle puerpere. I frutti sono depurativi, diaforetici ed esercitano un'azione blandamente lassativa

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