famiglia: Tamaricaceae
sinonimi: Tamarix nilotica
nome comune: tamerice comune, tamarisco, cipressina, scopa marina
ETIMOLOGIA: il nome generico pare provenire da quello del fiume pirenaico spagnolo Tàmaris (o Tambro) o dai Tamarici, popolo dei Pirenei. Questi termini sembrano però essere assonanti anche con l'arabo tamár (palma) e con l'ebraico tamaris (scopa), in quanto un tempo i ramoscelli di questa pianta venivano impiegati come ramazza. L'attributo specifico latino gallica (delle Gallie) è riferito alla presunta zona d'origine della specie
la tamerice comune è un grande arbusto od un piccolo alberello spogliante alto fino a 5-6 metri (talvolta in condizioni favorevoli può toccare i 10 m), con chioma disordinata, grigio-azzurrognola, molto leggera, originario di Francia, Spagna ed Italia, dove vegeta allo stato spontaneo prevalentemente nelle zone costiere, vicino alle foci dei fiumi. In Italia è diffusa quasi in tutto il territorio, isole comprese, ad esclusione di Trentino Alto Adige, Piemonte e Valle d’Aosta, Umbria e Abruzzo. Il suo areale di distribuzione va da 0 a 800 metri sul livello del mare, soprattutto in zone costiere, litoranee sabbiose e sub salse ma anche lungo corsi d’acqua sui greti o terreni ghiaiosi e addirittura fangosi.
È una pianta molto rustica e frugale, estremamente resistente alla salsedine ed ai venti forti, anche salmastri, coltivata pure in parchi e giardini sia per il suo bel fogliame squamiforme, simile a quello di alcuni ginepri, sia per l'abbondante ed appariscente fioritura primaverile. Si adatta a tutti i tipi di terreno ben drenati, anche sabbiosi, aridi e salini, poco tollerando però quelli molto ricchi di calcare. Esige posizioni calde e soleggiate, al riparo dai freddi venti invernali. Non teme il freddo ma le gelate notturne più intense possono rovinare gli apici dei rami.
La tamerice comune non ha bisogno di essere irrigata con regolarità, anzi può sopportare agevolmente brevi periodi di siccità, tollerando persino l’acqua salmastra nel terreno. Si moltiplica con grande facilità mediante talee, prelevandole in inverno (gennaio-febbraio) e collocandole subito a dimora, in piena terra: l'attecchimento è molto rapido, tanto che nella stessa annata si possono formare arbusti eretti e compatti, alti anche 100-150 centimetri
È una pianta molto rustica e frugale, estremamente resistente alla salsedine ed ai venti forti, anche salmastri, coltivata pure in parchi e giardini sia per il suo bel fogliame squamiforme, simile a quello di alcuni ginepri, sia per l'abbondante ed appariscente fioritura primaverile. Si adatta a tutti i tipi di terreno ben drenati, anche sabbiosi, aridi e salini, poco tollerando però quelli molto ricchi di calcare. Esige posizioni calde e soleggiate, al riparo dai freddi venti invernali. Non teme il freddo ma le gelate notturne più intense possono rovinare gli apici dei rami.
La tamerice comune non ha bisogno di essere irrigata con regolarità, anzi può sopportare agevolmente brevi periodi di siccità, tollerando persino l’acqua salmastra nel terreno. Si moltiplica con grande facilità mediante talee, prelevandole in inverno (gennaio-febbraio) e collocandole subito a dimora, in piena terra: l'attecchimento è molto rapido, tanto che nella stessa annata si possono formare arbusti eretti e compatti, alti anche 100-150 centimetri
la tamerice è un arbusto molto pollonifero: il tronco è breve ed eretto nelle zone prive di notevole ventosità, diventando invece più sinuoso ed inclinato in quelle esposte ai forti venti, dove tutta la pianta può arrivare ad assumere un portamento prostrato. La vecchia corteccia è grigio-scura e corrugata longitudinalmente, mentre i giovani rami hanno tonalità purpuree
dai fusti si dipartono i lunghi rami flessibili, eretti e sottili, che tendono ad espandersi ed allargarsi, incurvandosi poi verso il basso a volte con un andamento decisamente pendulo, dando vita a una chioma ampia e irregolare. Sui rami più vecchi si inseriscono piccoli ramuli erbacei coperti di minuscole foglioline squamiformi, segno del suo adattamento a condizioni di estrema siccità. Questi rametti erbacei, chiamati 'brachiblasti', in autunno si staccano e cadono, lasciando cicatrici piuttosto evidenti. Le foglie, acuminate, di colore verde glauco, un po' carnose, cosparse di piccole ghiandole da cui viene emessa l'eccedenza di acqua salata, lunghe da 1 a 3 millimetri, sono strettamente appressate al rametto e disposte spiralatamente
i fiori sono ermafroditi, piccoli, di colore bianco o rosa, disposti in racemi lunghi 5-8 centimetri che nascono sui piccoli rami dell'ultimo anno e compaiono assieme o poco prima della formazione delle foglie. Ogni fiore ha un calice formato da 5 lacinie di forma ovata e una corolla con cinque petali. I cinque stami hanno le antere rosse e sono opposti ai cinque sepali del calice. L’ovario è formato da tre carpelli che a livello dello stigma prendono una forma a clava.
La fioritura avviene da aprile a giugno e poi, se le condizioni climatiche lo permettono, vi è una seconda fioritura a fine agosto
La fioritura avviene da aprile a giugno e poi, se le condizioni climatiche lo permettono, vi è una seconda fioritura a fine agosto
USO ALIMENTARE ED OFFICINALE: nella tradizione popolare i giovani ramoscelli di tamerice venivano impiegati per le loro proprietà astringenti, diuretiche, toniche, ma soprattutto per il loro organotropismo per fegato e milza. Il gemmoderivato è indicato nel trattamento dell’ anemia, stimolando la produzione di globuli rossi e piastrine
Attenzione !!
Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista
Questi non sono consigli medici!! Usate eventuali prodotti con cautela e solo secondo le prescrizioni del medico o dell’erborista
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