Epiphyllum x ackermannii Haw.

famiglia: Cactaceae
sinonimi: Disocactus ackermannii, Nopalxochia ackermannii, Phyllocactus ackermannii
nome comune: epifillo, lingua di suocera


ETIMOLOGIA: il nome generico è derivato dall'unione dei due termini greci epí (sopra) e fýllon (foglia), per i fiori che nascono sopra o ai margini dei cladodi, erroneamente considerati foglie




le piante che normalmente definiamo come epifillo sono in realtà un gruppo piuttosto numeroso di ibridi, originari delle zone tropicali di Messico, Centro- e Sudamerica, ottenuti quasi certamente nel XIX° secolo dall'incrocio di Epiphyllum con Heliocereus e raggruppati con la denominazione comune di E. x ackermannii. Le specie tipiche sono poco diffuse in coltivazione. Attualmente questi ibridi sono stati inseriti dai botanici nella nuova specie Disocactus ackermannii.
Sono piante cespitose, con fusti cerosi, piatti o ritorti, simili a foglie spesse e allungate. Tali fusti, inizialmente cilindrici e poi nastriformi per tutta la lunghezza, eretti o ricadenti, sono lunghi fino a 90 cm e presentano margini dentellati o crestati, nei quali si trovano le areole lanose, con poche spine setolose e morbide, o anche prive di spine.
Sono piante da coltivare in vaso con substrati leggermente acidi e sciolti, ricchi di materiale inerte, molto ben drenati. Prediligono semi-ombreggiate ma luminose, al riparo dell'incidenza diretta dei raggi solari. Durante la stagione vegetativa è necessario intervenire con abbondanti irrigazioni, mentre nel periodo di riposo è sufficiente mantenere leggermente umido il substrato di coltura. Con le irrigazioni bisogna anche concimare, aggiungendo all'acqua durante il periodo vegetativo, ed in particolare alla comparsa dei boccioli fiorali, un concime liquido per cactacee, povero in azoto e ricco di fosforo e potassio, a scadenza quindicinale. Gli epifilli, come gran parte delle piante tropicali, amano l'umidità dell'aria, per cui si rivela utile, durante il periodo di crescita e nei periodi più caldi, l'applicazione di nebulizzazioni fogliari
La temperatura minima tollerata è di +10°C, per cui gli epifilli possono essere coltivati all'aperto solo nelle zone a clima mite dell'Italia centro-meridionale, mentre nell'Italia del Nord vanno tenuti in ambiente riparato da ottobre fino all'inizio di aprile



in natura gli epifilli sono piante epifite, che non vivono nel terreno ma crescono sulle forcelle dei grandi alberi o nelle crepe tra le rocce, dove le loro radici, grosse e fibrose, ricavano acqua e sostanze nutritive dai detriti organici che vi si depositano. I fusti, chiamati cladodi, si presentano carnosi, di colore verde scuro, coi margini dentellati ed ondulati. In sezione appaiono appiattiti o triangolari, con la nervatura centrale ingrossata



i fiori imbutiformi, di colore scarlatto, larghi fino a 15 centimetri, sbocciano in gran quantità lungo i bordi dei fusti carnosi a partire da maggio-giugno e rimangono aperti solo di giorno



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