Hydrangea macrophylla (Thunb.) Ser. 1830

famiglia: Hydrangeaceae
sinonimi: Hydrangea hortensis, Hydrangea opuloides
nome comune: ortensia comune



ETIMOLOGIA: il nome generico è dato dall'unione dei due termini greci antichi hýdros (acqua) e angéion (vaso), sia per la preferenza della pianta per i luoghi umidi, sia per la forma a capsula svasata dei frutti, che li fa assomigliare a dei piccoli otri per l’acqua. L'attributo specifico macrophylla significa letteralmente 'a grandi foglie'. Il nome comune di ortensia è stato dato a queste piante da Philibert de Commerson, un 'cacciatore di piante' francese che nel 1771 così battezzò alcuni esemplari provenienti dalle Indie Orientali in onore di Hortense Barré Lepante, figlia del principe di Nassau, anch'egli appassionato botanico, che lo aveva accompagnato in una spedizione




l'ortensia è un un arbusto deciduo di medie dimensioni, alto e largo fino a 4 metri, originario dell'Asia orientale, più precisamente della zona che va dall'Himalaya al Giappone, comprendendo Cina e Corea. I primi esemplari di questa specie furono introdotti in Europa alla fine del XVIII° secolo, portati da Sir Joseph Banks in Inghilterra dalla Cina ed erroneamente classificati da Thunberg fra i viburni. Dalla seconda metà dell'800, con l'apertura all'Europa del mercato giapponese, iniziarono ad arrivare molte varietà  ed a partire da queste introduzioni iniziò il lavoro di ibridazione e selezione dei vivaisti europei, che ha portato alla creazione di parecchie centinaia di nuove cultivar, classificate generalmente in base alla forma dell'infiorescenza, che può essere piatta (cultivars cosiddette 'lacecap) o più o meno globosa (cultivars cosiddette 'mophead' od 'Hortensia'). La sottospecie H. macrophylla serrata (detta anche H. serrata oppure H. acuminata) ha minori dimensioni (circa 1,5 metri in altezza e larghezza) e produce infiorescenze appiattite a corimbo rosa od azzurre, larghe fino a 15 centimetri, simili a quelle delle cultivars 'lacecap', con fiori sterili all'esterno e fiori fertili all'interno.
L'ortensia, essendo originariamente una pianta di sottobosco, vive meglio in posizioni semiombreggiate, riparate sia dai venti che dalle gelate tardive, che possono danneggiare i giovani germogli. Se l'umidità atmosferica e quella del terreno sono elevate può però crescere anche in pieno sole. I terreni preferiti sono quelli fertili e freschi, ricchi di sostanza organica, tendenzialmente acidi. Il grado di acidità del terreno e la maggiore o minore presenza di alcuni metalli come ferro ed alluminio condizionano notevolmente la colorazione delle infiorescenze.
Le esigenze idriche dell'ortensia sono piuttosto elevate, tanto da meritarle la reputazione di pianta 'assetata', ma in realtà vi è una stretta correlazione tra l'acqua assorbita dalle piante e la quantità di sole a cui la pianta è esposta, unitamente alla temperatura dell'aria. Le piante poste in posizione più soleggiata e nei climi caldi e secchi, hanno bisogno di irrigazioni abbondanti, che penetrino in profondità nel terreno, senza però che si creino ristagni idrici, che limitando gli scambi gassosi tra il terreno e le radici, provocano fenomeni di asfissia radicale, mentre all'ombra la quantità d'acqua richiesta è notevolmente inferiore.
È consigliabile una concimazione organica a fine inverno, prima che le piante entrino in vegetazione, cercando di interrare il prodotto impiegato con una leggera zappatura, unitamente ad un apporto chimico ad inizio vegetazione, quando il rapido accrescimento della pianta necessita di essere supportato da un adeguato quantitativo di sostanze nutritive: a questo scopo sono molto adatti i concimi chimici a lento rilascio, che hanno un'azione più prolungata nel tempo



il fogliame delle ortensie ha forme e colori molti diversi a seconda delle cultivar: generalmente le foglie sono opposte, ovali, acuminate all'apice, leggermente rugose e grossolanamente dentate al margine, di colore verde tenue con nervature più chiare e piuttosto evidenti








i fiori, che compaiono da giugno a settembre, sono senz'altro la parte più attraente della pianta dell'ortensia e costituiscono indubbiamente il motivo che ne ha determinato la grandissima diffusione nei giardini delle zone temperate di tutto il mondo.  I singoli fiorellini, di per sè abbastanza piccoli, sono riuniti in vistose infiorescenze a corimbo, di forma e colore variabile a seconda della cultivar, nelle quali troviamo la presenza contemporanea di fiori sterili, privi di organi riproduttivi ed aventi funzione vessillare, e di fiori fertili, più centrali, privi di petali ed aventi funzione riproduttiva.
La differenza tra le infiorescenze nelle diverse varietà è data dal variare al loro interno delle proporzioni tra fiori fertili e fiori sterili: le varietà 'mophead', ad infiorescenza globosa, sono quasi esclusivamente composte da fiori sterili, che durano più a lungo in quanto non deputati a trasformarsi in frutti, mentre nelle varietà 'lacecaps' (letteralmente: cuffie di pizzo) abbiamo infiorescenze più appiattite aventi una o due file di fiori sterili all'esterno ed un raggruppamento centrale, più o meno rotondeggiante, di fiori fertili: questi, quando vengono impollinati, cambiano gradualmente fisionomia e colore, trasformandosi in frutti.
Il colore dei fiori, oltre che dall'appartenenza varietale, è fortemente influenzato dal pH del terreno, potendo cambiare, all'interno della stessa varietà, dal blu fino al rosa ed al bianco.
Le cultivar a fiore bianco, sono abbastanza stabili ed al massimo possono assumere leggere sfumature azzurre o rosate al diminuire del pH, mentre le varietà a fiore azzurro, possono sviluppare questa colorazione solo con pH acido, inferiore a 6, che permetta l'assorbimento di grossi quantitativi di alluminio dal terreno (insolubile a pH alcalno). Il fosforo sembra ostacolare questo fenomeno, mentre il potassio lo potenzia. All'aumentare del pH queste varietà virano il colore dei fiori verso sfumature violacee o rossastre, fino al colore rosa. Le varietà a fiore rosso-rosa in ambiente fortemente acido non diventano blu ma intensificano il rosso o tendono al viola. In commercio si trovano prodotti cosiddetti 'azzurranti', a base di solfato di alluminio, da somministrare alle piante in soluzione acquosa a più riprese durante la stagione vegetativa

ATTENZIONE!!! I fiori e le foglie dell'ortensia contengono glicosidi cianogenici e sono tossici se ingeriti, provocando sintomi come depressione, tachicardia, aumento della temperatura corporea, vomito e diarrea. In caso di intossicazione è sconsigliato provocare il vomito ma occorre portare la persona al Pronto Soccorso o al più vicino centro antiveleni





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