Quercus pubescens Willd. 1805

famiglia: Fagaceae
sinonimi: Quercus humilis, Quercus lanuginosa
nome comune: roverella

ETIMOLOGIA: secondo l'interpretazione più comunemente accettata, il nome generico è dato dall'unione dei due termini celtici kaer, quer (bello) e cuez (albero). L'attributo specifico è riferito al fatto che le gemme e le giovani foglie sono ricoperte da una certa tomentosità, facilmente percepibile al tatto



è una quercia decidua a portamento arboreo, di medie dimensioni (fino a 25 metri), autoctona di tutta l'Europa centro-meridionale ed orientale, dai Pirenei fino all'Asia Minore. È la quercia senz'altro più diffusa ed è caratteristica dei boschi e delle colline della bassa montagna di tutto il territorio italiano, dalle Alpi alla Sicilia. Nelle regioni settentrionali occupa la fascia più bassa delle colline, fino a lambire la pianura, mentre in quelle centrali e meridionali sostituisce la macchia mediterranea a partire da una certa quota, formando boschi puri od in consociazione a cerro, carpinella, orniello ed acero campestre. È specie di scarse esigenze e di lento accrescimento, che colonizza i pendii più assolati ed i suoli più superficiali e denudati, adattandosi ai terreni calcarei, argillosi, aridi o rocciosi e sopportando meglio delle altre querce condizioni di relativa aridità. Gradisce posizioni soleggiate e teme il gelo  molto prolungato.
Si distingue facilmente dalle altre querce decidue perchè le foglie secche permangono attaccate ai rami durante la stagione invernale.



il fusto, normalmente corto e talvolta sinuoso, si suddivide presto in grosse branche anch'esse sinuose, che formano una chioma ampia e globosa negli esemplari isolati.
La corteccia è formata da un ritidoma con solchi profondi e divisi in placche rugose molto dure, che si forma in giovane età e difende abbastanza bene la pianta da incendi radenti


le gemme sono pluriperulate, ovato appuntite e pubescenti, almeno ai margini delle perule, hanno disposizione spiralata e sono appressate al rametto




I rametti dell'anno sono sempre molto pubescenti, grigiastri e la pubescenza impedisce la vista delle sottostanti lenticelle, anche i rametti del secondo anno sono grigiastri, per la persistenza di una leggera pubescenza.
Le foglie sono alterne e semplici, polimorfe, normalmente a profilo ovato-allungato (ma si possono trovare foglie, anche sulla stessa pianta, più allargate nella parte centrale, di dimensione molto variabile (da 3 a 10 centimetri), ottuse all'apice e da brevemente cuneate o arrotondate alla base.
La lamina è talvolta leggermente asimmetrica, con al massimo 8 paia di nervature secondarie e divergenti, e può avere 5-6 lobi a seni più o meno profondi, a volte sublobati ed anche acutamente dentati.
Alla fogliazione, le foglie sono fittamente pubescenti di colore verde grigiastro, presto la pagina superiore perde la pubescenza e la lamina diviene coriacea di colore verde scuro; anche la pagina inferiore, con l'avanzare della stagione vegetativa, perde gran parte della pubescenza, rimanendo però di colore più chiaro, per la presenza di cere epicuticolari organizzate in scaglie che coprono in parte la rima stomatica.
Il picciolo è breve, da 0,5 a 2 centimetri, pubescente e inizialmente alla base sono presenti stipole cuneate e cigliate, caduche.
La filloptosi è tardiva e nelle giovani piante e nei polloni le foglie secche rimangono per tutto l'inverno sulla pianta; nei semenzali invece rimangono verdi per tutto l'anno.



le ghiande maturano tardivamente nell'anno, in ottobre, sono affusolate, piccole (2-3 cm), portate su breve peduncolo pubescente anche a gruppi di 3-4; hanno la cupola avvolgente anche fino alla metà la ghianda della ghianda, formata da squame pubescenti, grigiastre, appressate di forma triangolare, regolari e sporgenti dal bordo; sono molto appetite dai suini ma anticamente erano consumate anche dalle popolazioni meno abbienti

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