sinonimo: Euphorbia erythraea
nomi comuni: euforbia a candelabro, califfa
ETIMOLOGIA: il nome generico deriva, secondo quanto scrisse Plinio, da Euphorbos, medico del re Juba della Mauritania ed è quello con cui Dioscoride rinominò alcune piante di questo genere. Secondo un'altra interpretazione deriverebbe dai due termini greci eù (buono) e forbé (cibo), ma è meno credibile in quanto gran parte delle euforbie è tossica o velenosa. L'attributo specifico latino candelabrum allude al portamento della pianta, che ricorda un candelabro a più bracci.
l'euforbia a candelabro è una pianta succulenta sempreverde a portamento arboreo, simile ad un cactus, eretta e ramificata, originaria delle regioni orientali africane, lungo la Rift Valley, dall'Abissinia al Corno d'Africa, alta fino a 10 metri e larga fino a 5. Si può coltivare in piena terra all'aperto solo nelle zone dove il clima è mite. Preferisce esposizioni soleggiate, con terreno umido ma molto ben drenato, povero di sostanza organica. Se tenuta in appartamento ha bisogno di un periodo invernale di riposo, con temperature intorno ai 10°C, in posizione molto luminosa e senza annaffiature: ciò per evitare nuove crescite, che per la scarsità di luce solare risulterebbero essere poco verdi e stentate, deturpando la pianta in modo irreparabile.
i rami si presentano quadrangolari e costoluti, muniti di spine grosse e corte disposte a coppia, lucidi e di colore verde scuro, disposti a candelabro su un fusto centrale colonnare, che diventa legnoso alla base quando la pianta è molto vecchia. Le foglie, piccole e lanceolate, compaiono solo sui giovani getti e cadono precocemente. I fiori, riuniti in infiorescenze a ciazio (tipiche delle euforbie), avvolte da brattee gialle, si sviluppano lungo le costolature, nella parte più alta delle ramificazioni
come tutte le euforbie contiene all'interno dei propri tessuti un latice che è tossico ed irritante per la pelle, per cui se si effettuano dei tagli sulla pianta è opportuno utilizzare guanti per proteggersi. Nella medicina etiopica il latice di questa pianta, miscelato con miele o con altre erbe, è utilizzato per per la cura di malattie come sifilide e lebbra
E' possibile potarla? E come?
RispondiElimina