Quercus suber L. 1753

famiglia: Fagaceae
sinonimi: Quercus occidentalis
nomi comuni: sughera, quercia da sughero

ETIMOLOGIA: secondo l'interpretazione più comunemente accettata, il nome generico è dato dall'unione dei due termini celtici kaer, quer (bello) e cuez (albero). L'attributo specifico è riferito al fatto che dalla corteccia di questa specie viene ricavato il sughero



la sughera è una quercia sempreverde a portamento arboreo, di medie dimensioni (fino a 20 metri), originaria della parte occidentale del bacino del Mediterraneo e del Portogallo, zone nei quali è ampiamente coltivata per la produzione commerciale di sughero.
La chioma è rada ed espansa, il tronco spesso contorto e nodoso.
È specie mediamente longeva (fino a 250-300 anni, ma assai meno nelle piante sfruttate commercialmente) e termofila, non sopportando temperature inferiori ai -5°C. Predilige ambienti caldi e moderatamente siccitosi, rifuggendo quelli troppo aridi e vegeta prevalentemente su suoli derivati da rocce a matrice acida, diventando sporadica nei suoli basaltici ed in quelli calcarei.
È particolarmente diffusa in Sardegna ed in Sicilia, lungo la fascia costiera meridionale della Toscana e nelle limitrofe aree pianeggianti e collinari della Maremma, più rara nelle altre zone costiere dell'area tirrenica ed in Liguria. Dal punto di vista ecologico occupa la stessa nicchia del leccio,
 al quale è assai simile, nelle stazioni meno asciutte e più calde del suo areale



la caratteristica più evidente di questa specie è il notevole sviluppo in spessore del ritidoma suberoso, detto in termine commerciale 'sughero', spesso fino a 7-8 centimetri, che si presenta di colore grigio-rossastro nei rami di alcuni anni d'età, dapprima con screpolature grigio-chiare, poi sempre più larghe e irregolari, fino a formare, dopo diversi anni, una copertura irregolare e spugnosa di colore grigio, detta comunemente 'sugherone' o 'sughero maschio'. dopo la rimozione a scopo commerciale del sughero maschio, il fellogeno produce ogni anno nuovi strati di tessuto suberoso che formano un rivestimento più compatto e più regolare, meno poroso, detto 'sughero femmina' o 'sughero gentile', con una fitta screpolatura prevalentemente longitudinale e meno profonda. L‘asportazione va praticata su esemplari di almeno 20 anni, e poi ripetuta ogni 10 anni: si tratta di una operazione esclusivamente manuale e alquanto delicata, eseguibile solo da personale qualificato: consiste infatti nel separare il ritidoma dal fellogeno, lasciando quest’ultimo intatto perché possa rigenerare nuovo ritidoma. L'anno in cui viene rimosso il sughero, il fusto ha un marcato colore rosso-mattone che nel tempo vira al rosso-bruno fino al bruno scuro quando il sughero femmina ha già raggiunto uno spessore significativo




le foglie sono alterne, verdi e coriacee, tomentose sulla pagina inferiore, generalmente piccole negli ambienti secchi, più grandi in quelli più freschi. Sono brevemente picciolate e hanno una lamina di forma variabile da ovata a oblunga. Il margine è generalmente dentato e spinoso, ma può presentarsi anche intero nella pianta adulta, più o meno revoluto. Possono confondersi facilmente con le foglie del leccio, da cui si distinguono essenzialmente per il minore numero di nervature


il frutto è una ghianda ovale di colore verde quando è immatura, bruna a maturità, lunga fino a 3 cm con apice molto breve. La cupola è più conica rispetto a quella del leccio, ricopre la ghianda per una lunghezza variabile da un terzo a metà, con squame grigio-verdastre, patenti, a volte retroflesse

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